«Un mio amico appassionato di montagna mi ha raccontato che ormai su alcune grandi vette italiane si vede la neve nera». È l’inizio - astratto, non verificato, romanzesco - di una lettera di Walter Veltroni al direttore della Stampa. L’ex segretario del Pd, che non a caso oggi scrive romanzi, ammette di essere «fuori da responsabilità di politica attiva»: ma prorompe in un’analisi politica. Astratta, non verificata, romanzesca.
C’era una volta, affabula Veltroni, la maggioranza silenziosa, fatta di cittadini che non partecipavano attivamente alla vita politica ma che permetteva e «permette spesso a chi governa di accreditarsi come beneficiario di un consenso popolare a prova di qualunque opposizione». Già qui c’è un inquinamento del pensiero veltroniano, modello «neve nera». Infatti, chi governa, lo fa sempre grazie a una concretissima maggioranza elettorale uscita dalle urne, quindi tutt’altro che silenziosa. Ammettiamo che sia una licenza poetica e passiamo oltre, al colpo di scena del plot narrativo di Walter.
Mi si perdoni la lunga citazione, ma voglio essere preciso: «Io credo che oggi, in questo preciso momento storico, sia però un’altra la definizione che meglio racconta lo spirito diffuso, il clima prevalente, del nostro Paese. In Italia, questa è la mia idea, c’è una “maggioranza civile” che forse non riesce ancora a farsi sentire, visto se non altro il clamore di polemiche e scontri ormai continui e assordanti, ma che certo non è passiva, non è disinteressata, non è rinunciataria». Avremmo dunque, secondo Veltroni, una «maggioranza civile» silenziosa come prima, ma non più per scelta, bensì perché ammutolita da «scontri assordanti».
Si noti il salto di passaggio semantico di Veltroni. Infatti «maggioranza civile», nell’uso più comune e corretto della lingua italiana, significa nient’altro che maggioranza dei cittadini, dei «cives». Invece, nel contesto del discorso veltroniano, la «maggioranza civile» non è più quella dei cittadini semplici, ma quella raffinata dei cittadini civili: nel senso di beneducati, per bene, che amano la cosa pubblica, non sporcano per terra. E che - naturalmente e soprattutto - sono antiberlusconiani, condizione indispensabile per venire considerati «civili». Infatti si tratta di «una maggioranza civile stanca di Berlusconi e delle sue urla» ecc.
Niente di nuovo sotto il sole, insomma, neve nera a parte. La teoria è sempre quella: in mancanza di una maggioranza elettorale e parlamentare, a sinistra ci sarebbe una maggioranza morale. Dotata, è ovvio, di una superiorità etica, estetica, comportamentale, ideale: la quale vede - e via col patetico - «la meraviglia della sua storia, della sua identità, della sua cultura, nitida come la neve» distrutta dalla «pesantezza di uno spirito pubblico, di un senso comune, in cui smarrimento e odio sembrano avere il colore della pece».
Trattandosi di affermazioni retoriche, non è neanche il caso di contestarle. Prendiamo piuttosto atto che, a sinistra, anche quel che era (o sembrava) il «nuovo» veltroniano, si traduce nella solfa antichissima e bipartisan del chistaconnoi è buono-chistacontrodinoi è cattivo. E che, di conseguenza, alla minoranza/maggioranza civile tocca subire la maggioranza/maggioranza incivile.
Con questa visione del mondo, ovvero degli italiani, Veltroni ha ragione quando accusa Berlusconi di populismo. Purché riconosca in sé un elitarismo snob e sostanzialmente antidemocratico, per cui il popolo ha ragione soltanto quando dà ragione a te. Affabulando di «neve nera» e di «maggioranza civile», Veltroni ripete, con linguaggio democristiano, l’accusa preelettorale di Berlusconi a chi non avrebbe votato per lui: «Coglioni». La parola - dura e diritta - suscitò sdegno.
È una conferma ulteriore che la sinistra ha sostituito il vecchio motto «Piove, governo ladro!» con un - incivile - «Piove, elettorato ladro!».
www.giordanobrunoguerri.it
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.