L’ultimo calcio al fisco, indagato anche Maldini

TESTIMONI Interrogati Walter Zenga e il dj Ringo. Sotto inchiesta anche De Zan

MilanoDopo Fabio Capello, Franco Baresi e Sebastiano Rossi un altro nome del grande Milan degli anni Novanta finisce nel gorgo della cronaca giudiziaria: è quello di Paolo Maldini, il capitano del Milan campione del Mondo. Anche lui, come Baresi, inciampa nelle indagini della Guardia di finanza per il ruolo giocato fuori dal campo, quando si è trattato di mettere a frutto i soldi accumulati negli anni delle battaglie in calzoncini e tacchetti. Per farsi guidare e proteggere nel mondo del business, Maldini e la moglie (ora anche lei indagata) si erano affidati a un funzionario corrotto del fisco milanese. Per almeno due volte Maldini gli aveva chiesto favori che - se avesse conosciuto le leggi del mondo quanto quelle del calcio - doveva ben sapere che non erano favori leciti. La prima volta quando gli chiese il modo di evitare e aggirare i controlli fiscali. La seconda, la più grave, quando gli chiese di introdursi nei cervelloni del fisco per scoprire i segreti di un tizio con cui voleva mettersi in affari, ma di cui evidentemente non si fidava del tutto: curiosamente, il tizio si chiamava Baresi. Ma era solo un omonimo del suo compagno di squadra.
Il nome di Maldini non è il solo nome conosciuto, nell’avviso di fine indagini che la Guardia di finanza consegna ieri - su ordine del pubblico ministero Paola Pirotta - a una quarantina di indagati. Dentro, c’è una brutta e ramificata storia di corruzione, di cui se i tempi lo avessero consentito si sarebbero forse scoperti anche altri protagonisti eccellenti: è la storia di un alto funzionario dell’Agenzia delle entrate, Luciano Bressi, un uomo pagato dallo Stato per controllare i contribuenti, e che giocava anche per l’altra squadra, mettendo il suo know how al servizio di chi sulle tasse voleva risparmiare a tutti i costi e con tutti i metodi. E intorno a lui altri pubblici funzionari pronti a fare, in cambio di quattrini o altri vantaggi, praticamente di tutto. Come Giuseppe Lomuti, anche lui in servizio all’Agenzia delle Entrate, che nel 2008 permette a Davide De Zan, giornalista sportivo di Mediaset, di introdursi nei sistemi informatici del fisco per scovare qualche notizia scomoda ai danni dei suoi colleghi Paolo Ziliani e Alessandro Piccinini. E anche De Zan finisce sotto inchiesta per spionaggio informatico. Interrogati, nel corso delle indagini, anche Dj Ringo e l’ex portiere Walter Zenga. «Sono tranquillo e sereno», fa sapere ieri Maldini tramite il suo legale, Danilo Bongiorno, il quale aggiunge che «Maldini e la moglie sono stati semmai delle vittime».

Ma l’avviso di fine indagini racconta un’altra storia: «Maldini e Fossa (Adriana, la moglie, ndr) la prima nella qualità di legale rappresentante della società Velvet sas, il secondo in qualità di gestore di fatto e azionista di maggioranza» avrebbero scelto di arruolare come consulente Luciano Bressi, sapendo perfettamente che era un pubblico ufficiale, pagandogli non solo 40mila euro all’anno di onorari, ma anche 185mila euro di compensi in nero; in cambio Bressi «si interessava e curava personalmente tutte le più svariate pratiche fiscali inerenti la predetta società ed i loro interessi personali, e garantiva loro l’esenzione da controlli fiscali da parte dell’ufficio di Milano 1».

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