Paolo Ferrero, il comunismo vince.
«Magari».
Parlavo della Russia: Ziuganov è il secondo partito. Torna il pericolo rosso.
«No, a far paura è il potere degli oligarchi, dei ricchi e degli speculatori. Ma l’inversione di tendenza è evidente ovunque: davanti alla crisi del capitalismo, la gente comincia a pensare. Ritorna a considerare il bene pubblico, il valore della solidarietà. La panzana che privatizzare tutto facesse stare meglio i cittadini è scoppiata».
In Italia date voce al movimento «Occupy Wall Street». Il comunismo s’è annacquato?
«Altro che annacquare: in quel movimento composito stiamo dentro come pesci nell’acqua. Due esponenti del movimento Usa sono venuti al congresso di Prc, assieme costruiamo l’alternativa. Qui non si tratta di prendere il Palazzo d’Inverno, ma di demercificare: di sottrarre tutta una serie di cose alla logica di mercato. Oggi il comunismo è questo».
Attualità del comunismo?
«Il referendum sull’acqua è stato un segnale di come muoversi concretamente. Dopo vent’anni nei quali il capitalismo ha fatto ciò che ha voluto, oggi si scopre che non è in grado né di distribuire ricchezza, né le risorse, ma soltanto di produrre crisi finanziarie e razzismo. L’interesse egoistico individuale produce barbarie».
Tecnicamente parlando, Monti è un capo dei barbari?
«Monti è espressione di quel mondo. C’è stato un colpo di stato monetario: gli stessi signori della finanza che hanno usato i partiti per costruire un’Europa liberista senza regole, ora che la politica s’è resa del tutto impotente, gestiscono in proprio le scelte. Dalla destra populista alla destra tecnocratica: estremizzano le ricette che ci hanno portato alla crisi. Siamo un protettorato tedesco».
Manovra tutta da buttare?
«La stangata sulle pensioni è pazzesca, e non si capisce perché siano andati a pescare proprio lì. Allora, perché non toccare il fondo dei dirigenti, o quello del clero? Tagliano le pensioni dei lavoratori e riducono la massa salariale con le tasse. Così si va alla recessione. Demoliranno il Paese».
Non è troppo catastrofista?
«Macché. È evidente che con la gente che deve restare a lavorare fino a 67 anni si creerà una massa enorme di giovani disoccupati. E poi, visto che le aziende invece cercano di mandare via a 55-58 anni, ci saranno centinaia di migliaia di nuovi poveri in attesa di pensione per dieci anni. Una barbarie».
Facile parlare. Lei dove avrebbe trovato i soldi?
«Primo: patrimoniale vera. Chi ha sopra un milione paga l’un per cento sull’eccedenza, chi ne ha 5 l’1,5, chi dieci il 2 per cento. Totale: 20 miliardi. Secondo: tetto alle pensioni di 5mila euro, con divieto di cumulo. Totale: altri 20 miliardi. Terzo: per chi ha aderito allo scudo fiscale, tassazione del dieci per cento. Altri 3/5 miliardi. Quarto: dimezzamento delle spese militari, stop alle commesse di cacciabombardieri e ritiro dall’Afghanistan. Altri cinque miliardi».
Stop, ha superato persino Monti. Ma per lo sviluppo?
«Basterebbe bloccare il progetto della Tav in Val di Susa per risparmiare circa 15 miliardi, da destinare a un piano di riassetto idrogeologico del Paese. Almeno 500mila nuovi posti di lavoro, senza ritrovarci a piangere altri morti e distruzione quando piove».
E gli speculatori finanziari?
«È la cornice generale: andrebbe modificata la struttura europea e la Bce dovrebbe poter finanziare gli Stati e non solo le banche private. Il Giappone ha un debito pubblico pari al 225 per cento del Pil, circa 6 milioni di miliardi, eppure non è oggetto di speculazione. La verità è che la Germania sta usando la clava con noi, dopo averlo fatto con la Grecia, così da poter fare shopping. E se riducono gli stipendi da noi, si abbassa anche il costo della manodopera per tante aziende tedesche. Di fronte a questo dovremmo dire alla Merkel che il debito non lo paghiamo e costringerla a modificare le regole della Ue e della Bce».
«Vox clamans in deserto»?
«Macché. Su molti temi siamo la maggioranza: la gente è sempre più attenta a come vanno le cose. Monti è l’autista di un autobus che va a sfracellarsi contro un muro. Invece di sterzare, accelera».
Contro tutto questo, ha proposto sciopero generale a oltranza.
«È Monti che ci porta in Grecia: l’anno prossimo ci diranno che la manovra non è bastata. E Bossi verso una guerra tra poveri, come nella ex Jugoslavia. Fuori dal Parlamento si respira aria più sana e più fresca: le idee migliorano».
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