(...) cinque per cento», oppure «in picchiata».
Eppure, se ce ne fosse stato ulteriore bisogno - e non ce nera ulteriore bisogno - dalla partita di domenica contro il Brescia, oltre alla secca vittoria, alla rivincita su Iachini e al bel gioco visto soprattutto nel secondo tempo, esce un ulteriore motivo per confermare Davide Ballardini e i suoi inseparabili Carlo Regno e Stefano Melandri.
Dedicato a quelli del «cinque per cento». Dedicato a quelli che «il Balla non è uno da Genoa», alcuni dei quali pensano che, per essere «da Genoa», lallenatore debba essere una specie di anello mancante fra luomo e la scimmia, agitarsi in panchina e, preferibilmente, non azzeccare un congiuntivo. E, un po anche a Preziosi che, avendo sottomano un tesoro - tecnico e umano - se lo potrebbe fare scappare. E, in ogni caso, non ha mai dato grandi segni di volerselo tenere stretto.
Il che, comunque vada a finire questa storia, non è stato un gran segnale per lallenatore e per la squadra. Nonostante Ballardini giochi con una squadra dal monte ingaggi nettamente inferiore a quella che aveva iniziato il campionato, nonostante abbia dovuto fare i conti con parecchi infortuni, nonostante non abbia potuto svolgere la preparazione atletica estiva, nonostante non abbia fatto, nè avallato lui il mercato, ma abbia giocato con quelli che si è trovato. Chiusa parentesi.
Il motivo ulteriore per confermare Ballardini, lennesimo, è Eduardo. Mi spiego: quando il portiere rossoblù collezionava papere ed errori e i tifosi chiedevano a gran voce chi Scarpi, chi Perin, chi Marchetti, chi Chimenti, chi Doni o qualsiasi altro numero uno svincolato al mondo, il Balla non ha mai mosso un muscolo. Limitandosi a sussurrare: «Perchè non dovrebbe giocare Eduardo? È un uomo e un atleta eccezionale».
I soloni, alcuni di quelli del «cinque per cento» e certamente tutti quelli del «ci serve un allenatore da Genoa, non uno come lui», li avrebbero crocifissi. Il consulente preparatore atletico Melandri sotto la croce; Regno, che ha anche il nome adatto, alla destra; Ballardini, ovviamente, sulla croce di sinistra e Jesus (Eduardo) su quella centrale.
Invece, il portiere rossoblù ha reagito a modo suo e, finalmente, è la copia carbone di quello che è stato il miglior numero 1 del mondiale, superato solo da un gol dei campioni spagnoli. Grazie anche alla fiducia di Ballardini. Che, domenica, è tornato a parlare di lui con parole identiche a quelle dei giorni terribili in cui Eduardo era descritto come il peggiore portiere del mondo: «Una parola per lui lho spesa in tempi non sospetti. Se ho un merito, è apprezzare il valore delle persone che alleno. Eduardo è un uomo straordinario, merita ciò che sta ricevendo».
E che sia un uomo straordinario, paperone o paratone che siano, lo dice la sua storia, lo dicono i suoi occhi. Lo dice il sorriso con cui ha salutato una cameriera che lha incontrato questestate a Neusfit in un corridoio al buio di un piano, in bermuda e infradito. La cameriera si è terrorizzata alla vista, lui ha allargato il sorriso e la paura è svanita. Quello stesso sorriso Edu-Jesus lha riservato ai ragazzini che sono andati a trovarlo a Pegli la scorsa settimana, ai quali ha regalato i suoi guantoni, con la più dolce delle carezze.
Sedici anni fa, Jesus-Eduardo era un bimbo di otto anni che giocava in porta nei campetti di periferia di Mirandoleta, come ha raccontato Gabriele Romagnoli su Repubblica. La sua famiglia era povera e, come in una favola, Eduardo doveva sempre farsi prestare i guantoni da qualche suo amichetto, finchè un giorno il suo papà decise di fargli il regalo più agognato. Un paio di guantoni, per lappunto. «Andiamo a comprarli» gli disse, salendo in macchina, ma quel viaggio non arrivò alla destinazione prevista. Il destino era in agguato dietro langolo, come un brigante di strada, e lauto della famiglia di Jesus-Eduardo ebbe un incidente. Edu fu sbalzato dall sedile e volò dal finestrino, mentre suo padre morì sul colpo. Il giorno dopo, lallenatore gli regalò i guantoni e gli disse: «Te li manda il tuo papà del cielo», mentre la mamma gli diede una corona del rosario. Dicono che, ancor oggi, Edu-Jesus conservi gelosamente entrambi e che siano la guida della sua vita, quelli che gli regalano serenità anche dopo gli errori.
Il resto lhanno fatto i compagni che lhanno sempre difeso, Scarpi che gli è sempre stato accanto e Balla che non lha mai mollato: «Grande atleta e uomo straordinario».
Ecco, domenica sera, grazie a Ballardini, sono tornato dallo stadio con la frase su Eduardo e con altre due parole, molto ballardiniane: «Abbiamo raggiunto i 42 punti con serietà e qualità di gioco». Ribadisco, fino allo sfinimento: uno che parla di umanità, di serietà e di qualità, io lo terrei a vita. Altro che cinque per cento.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.