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L’ultimo sms: «Il pilota è morto stiamo tutti congelando, addio»

Il messaggio inviato al cugino. Gli interrogativi sull’incidente

Andrea Nativi

Un ultimo sms prima della tragedia. Poche parole affidate al telefonino per informare il cugino: «Il pilota è morto, stiamo congelando tutti, addio». Ed è proprio Sotiris Voutas, parente del passeggero che era bordo dell’aereo schiantatosi in Grecia, a raccontare di aver ricevuto il messaggio pochi minuti prima dello schianto. «Mi ha dato l’addio», ha detto.
Ma che cosa è realmente accaduto a bordo del B737 in avvicinamento all'aeroporto di Atene? Le prime indicazioni puntano l'attenzione sul sistema di pressurizzazione e controllo ambientale (Ecs) del velivolo, che a quanto sembra aveva già dato grattacapi prima del decollo da Cipro, al punto da richiedere l'intervento dei tecnici per una riparazione sommaria. Le autorità ateniesi hanno escluso la pista terroristica o il sabotaggio, ma quando si indaga su un disastro aereo è conveniente una certa prudenza.
Certo un guasto al sistema di pressurizzazione può essere letale: si ricorda ad esempio il caso di un business jet statunitense, un Lear 35, il cui equipaggio, nell'ottobre del 1999, perse conoscenza a causa di una avaria di questo tipo, mentre l'aereo era in volo con l’autopilota inserito: il Lear si schiantò nel Sud Dakota solo dopo aver esaurito il carburante e sorvolato metà degli Stati Uniti.
La depressurizzazione è in effetti un nemico pericoloso, perché può esporre piuttosto rapidamente i piloti ai rischi dell'anossia, la mancanza di ossigeno. Se l'Ecs non funziona o agisce in modo non corretto equipaggio e passeggeri possono trovarsi esposti alle condizioni che solo uno scalatore allenato, dotato di bombole a ossigeno e abbigliamento adeguato è in grado affrontare. Per i comuni mortali è difficile resistere per più di 45-60 secondi a tali quote.
Proprio per questo il sistema di pressurizzazione del B737, come in molti altri aerei civili, funziona automaticamente. In caso di avaria entra immediatamente in funzione un sistema di emergenza, mentre i piloti vengono avvisati del guasto. Inoltre quando la pressione in cabina si abbassa e l'altitudine raggiunge i 10.000 piedi si attiva un segnale di allarme visivo ed acustico. Quando l'altitudine arriva a 14.000 piedi c'è l'uscita automatica delle maschere ad ossigeno. Per non parlare dei sistemi «naturali» che segnalano il calo di pressione: dal classico male alle orecchie alle difficoltà respiratorie. L'aereo non si depressurizza in un istante.
I piloti sono addestrati per reagire immediatamente quando si verificano questi eventi e la prima risposta consiste nell’abbassare la quota di volo: se l'aereo scende le condizioni diventano più sopportabili. Se è necessario si può perdere quota molto velocemente. Inoltre indossando le maschere a ossigeno i piloti hanno il pieno controllo del loro aereo e possono impostare l'atterraggio sull'aeroporto più vicino senza rischi.
Se di depressurizzazione si tratta, bisogna capire dunque perché i piloti non hanno individuato prontamente il problema e non hanno reagito secondo le procedure previste. A queste domande per ora non c'è una spiegazione.

E sarebbe anche interessante sapere se le autorità greche erano pronte a ordinare di abbattere l'aereo qualora, senza controllo, si fosse avvicinato al centro della capitale.

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