Eppure in Italia cè chi festeggia. Chi brinda. Chi gongola deliranti proclami di gioia: «Bingo. Esce il 6 sulla ruota di Kabul. La resistenza afghana folgora i mercenari fascisti in Afghanistan. Un piccolo passo per la popolazione afghana, un grande passo per lumanità». È questa lagghiacciante esultanza che inneggia alla morte dei nostri militari a Kabul e che campeggia sullhomepage del sito http://precariopoli.leftlab.com da ieri pomeriggio. Lautore del blog si chiama (o si fa chiamare) Antonio Ramone, e non è la prima volta che si distingue in questi macabri festeggiamenti. A luglio aveva esaltato la «resistenza afghana» che aveva ucciso il caporalmaggiore dei paracadutisti della Folgore, Alessandro Di Lisio, ammazzato lo scorso luglio in un agguato a Farah e definito nel blog un «porco mercenario fascista». Ma ancora più rivoltante lo pseudo sondaggio lanciato dal sito sulle «nuove uniformi» dei militari morti, i teli azzurri che ricoprono i cadaveri. Linfame scelta del farneticante sondaggio «Cosa pensate delle nuove uniformi dei mercenari fascisti?» è tra «Azzurre sono carine», «Leggere e pratiche», «Comode per il viaggio di ritorno». I suoi amichetti di forum vigliaccamente fanno a gara a chi fa la battuta a effetto. «Mi sarei accontentato del 5+1». Anche su Facebook il gruppo «Esultiamo per la morte dei soldati italiani in Afghanistan: forza talebani» ha raccolto 75 membri.
Con la morte dei nostri militari in missione si ripete ancora una volta lo sciacallaggio mediatico urlato nellanonimato dei blog e destinato a diventare quel vile tam tam troppe volte scandito da chi si nasconde tra la folla nelle piazze, magari dopo aver bruciato una bandiera dIsraele. È già successo, ed è facile prevedere che succederà ancora. Si è già sentito quel «Dieci, cento, mille Nassirya», coniato dopo la morte dei 19 italiani il 12 novembre 2003. Slogan che già la magistratura ha deciso essere reato, «istigazione a delinquere e oltraggio alla pietà dei defunti». Reato sì, ma senza colpevoli, anche se nel 2006 i due esponenti del Pdci Oliviero Diliberto e Marco Rizzo furono indagati per «concorso morale esterno» e sindignarono, dicendosi ignari e incolpevoli per la «provocazione» dei disobbedienti e dei giovani dei centri sociali che il 18 febbraio del 2006 sfilavano con le bandiere rosse in difesa della Palestina.
Ma se certe farneticanti apologie di strage sopravvivono allindignazione è anche perché da sinistra si insiste non solo nel chiedere il ritiro immediato da Kabul, ma perché si parla di «finto cordoglio da parte chi li ha mandati a morire» come la Confederazione unitaria di base, mentre cè chi invita i politici a «giocare a Risiko anziché ingigantire la spesa militare». E ancora cè chi, come i marxisti-leninisti, non si vergogna a definire pubblicamente gli assassini dei nostri soldati come «eroi che non sopportano di essere soggiogati dai Paesi imperialisti». E cè anche «lesperto» Claudio Fava di Sinistra e libertà che si pavoneggia dietro un laconico «lavevo detto io, quella in Afghanistan è una strage di chi paga lambiguità e le menzogne della politica» e i redivivi Franco Turigliatto e Salvatore Cannavò, ex parlamentari di Sinistra critica, che si vantano: «Quando manifestavamo il nostro dissenso eravamo isolati e insultati dalla politica ma i fatti continuano purtroppo a darci ragione».
Anche la Cgil non si sottrae alla facile speculazione politica «basta morti, tutti a casa, guerra sbagliata» e addirittura invoca la fine dellappoggio Nato al presidente Kharzai.
felice.manti@ilgiornale.it
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.