Politica

«L’unica misura è tagliare i prezzi»

La ricetta: «Riduzioni subito per abbigliamento e calzature dopo il calo dei costi delle importazioni»

da Milano

Dare ossigeno ai consumi. È il grido d’allarme che lanciano gli analisti. E fioccano le proposte per ribaltare una situazione fattasi pesante: indurre un abbassamento dei prezzi e delle tariffe, operare riforme strutturali nel mercato del lavoro e nei servizi, perseguire politiche economiche certe.
Per Donato Berardi, analista di Ref, il fatto che il crollo abbia riguardato anche la grande distribuzione, in genere più frizzante delle aziende operanti su piccole superfici, è «poco confortante». Aggiungendo il valore dell'inflazione ai dati, si arriva poi ad un calo reale delle vendite di aprile del 5%, spiega Berardi. «Ciò che allarma di più è l'assenza di segnali di ripresa. La mia sensazione è che non si possa dire che abbiamo superato la fase difficoltà dei consumi: non abbiamo ancor toccato il fondo. I consumi sono ancora deboli e in più l'indagine Istat esclude le vendite di auto che sono pesantemente diminuite; quindi anche gli altri versanti confermano un'ulteriore tendenza alla contrazione».
Berardi suggerisce di ridare potere d'acquisto alle famiglie e l'unico spazio di manovra nella presente situazione del Paese è un taglio dei prezzi. «La finanza pubblica non ha le maglie per esprimere misure» che aumentino il potere d'acquisto. «Le famiglie stanno attendendo segnali concreti sul potere di acquisto. Nonostante i consumi abbiano tirato il freno, i prezzi non hanno reagito come atteso. Servirebbe un rallentamento maggiore dell'inflazione che restituisca voglia di spendere. Gli sforzi delle imprese nella grande distribuzione di abbassare i prezzi con promozioni non sono bastati. Per esempio nel settore calzature e abbigliamento, dove i costi delle importazioni sono scesi, dovrebbero scendere anche i prezzi».
Definisce «molto deludente» il dato Istat sulle vendite al dettaglio di aprile Lucia Lorenzoni, analista di Mps Finance. «Il trend è abbondantemente in fase calante e questo dato ne dà ulteriore conferma. Questo può aver peggiorato l'accentuazione del movimento ma rimane il fatto che il dato conferma la debolezza dei consumi interni. Ed è preoccupante perché conferma anche che la domanda per i consumi può continuare a rallentare anche nel secondo trimestre». Secondo l’analista, la crescita dei prezzi del petrolio potrebbe peggiorare ulteriormente la situazione nonostante gli sforzi di calmierare le tariffe energetiche. Anche per Lorenzoni, la via maestra per rilanciare i consumi passa per una discesa dei prezzi.

«Bisogna far scendere i prezzi, sennò non c'è soluzione visto anche che il mercato del lavoro è fermo».

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