L’Unione adesso ha paura: che autogol sulle tasse

Fioroni (Margherita): «Capolavoro di autolesionismo». Villetti (Sdi): «Messaggi contraddittori»

L’Unione adesso ha paura: che autogol sulle tasse

Laura Cesaretti

da Roma

C’è chi la butta sul sarcasmo: «Un capolavoro di comunicazione politica, meriteremmo un premio per l’autolesionismo. Speriamo che non ce lo diano gli elettori», sospira Peppe Fioroni, braccio destro di Franco Marini nella Margherita. Chi constata che «c’è stato da parte dell’Unione un chiaro difetto di comunicazione», come spiegano al Botteghino: «La scelta sbagliata è quella di entrare sempre più nel dettaglio delle proposte e delle cifre, è troppo rischioso». Un avvertimento che sembra rivolto innanzitutto al candidato premier Romano Prodi, che invece per il prossimo e finale faccia a faccia con Silvio Berlusconi ha promesso un «discorso verità» zeppo di dati e numeri, per rintuzzare le «menzogne» della Cdl ed illustrare cosa realmente intenda fare il centrosinistra sulle tasse. Clemente Mastella tira la giacca al Professore: «Il 3 aprile dica agli italiani qual è la sua ricetta: basta linguaggi diversi, sia lui ad avere l’ultima parola».
Il socialista Roberto Villetti sostiene che «a danneggiare Prodi e il suo messaggio sul fisco è stato il carosello delle cifre che si è messo in moto dentro il centrosinistra, con messaggi contraddittori: doveva essere solo lui a entrare nel merito, invece è finita che tutti si sono messi a litigare sulle cifre, da Bertinotti a Rutelli». In ogni caso, si consola Villetti, «non credo che tutto questo porterà a spostamenti significativi di voti: al massimo può incidere per un mezzo punto percentuale sul distacco che continuiamo ad avere rispetto al centrodestra».
Di certo, i sondaggi (l’ultimo commissionato dall’Ulivo è arrivato martedì) vengono compulsati con particolare ansia, da quando il «ciclone tasse» si è abbattuto sul centrosinistra, costringendo Prodi e i suoi a giocare in difesa e con palese affanno. Il distacco, a vantaggio dell’Unione, resta e pare difficilmente colmabile, giurano dallo stato maggiore di Ds e Margherita. Ma qualche preoccupazione non viene nascosta: «Eravamo sopra di due milioni di voti, alcune settimane fa. Ora l’affaire Bot rischia di farcene perdere tra i quattro e i cinquecentomila», confida qualcuno. Mentre gli analisti mettono l’accento su un dato: gli indecisi, che a ormai pochi giorni dal voto non accennano a diminuire e restano una fetta importante dell’elettorato, circa il 20%. Sceglieranno solo nell’ultima settimana, e saranno decisivi. Quindi avere l’ultima parola in questa campagna elettorale diventa fondamentale: «Per questo dobbiamo uscire subito dal pasticcio fisco, ed evitare che sia Berlusconi a giocare in attacco fino alla fine, come gli abbiamo consentito».
Romano Prodi difende l’accusa di «delinquenza politica» lanciata al centrodestra: «È una espressione molto seria», spiega, perché «non si può attribuire ad altri intenzioni sul fisco che non esistono e spanderle su media in modo massacrante. La Cdl piuttosto spieghi dove prenderà i 35 miliardi per il suo libro dei sogni», e smetta di «gettare fango» sugli avversari. Ma a diversi suoi alleati l’uscita del Professore non è piaciuta, perché ha contribuito ad alimentare la sensazione di un centrosinistra in difficoltà e troppo nervoso. Massimo D’Alema cerca di giustificare il leader: «Capisco che si arrabbi, i nostri avversari dopo aver sfasciato la finanza pubblica ci dicono “come potrete non alzare le tasse dato che non c’è più una lira?”. Una cosa moralmente intollerabile». Ma a precisa domanda se condivida l’espressione «delinquenza politica» risponde: «Mah... Diciamo che quando se ne prendono tante qualche volta se ne può pure dare qualcuna». Piero Fassino cerca di correggere il tiro e parla di «terrorismo psicologico» della Cdl, e di «campagna di denigrazione». Il quotidiano della Margherita, Europa, suggerisce a Prodi: «Non c’è motivo di essere nervosi», e ammette: «Qualche errore negli ultimi giorni è stato commesso, avere di nuovo addosso l’etichetta di partito delle tasse non è piacevole». Ma «l’importante è non perdersi», e «restare convinti delle proprie buone ragioni». Apertamente critico invece il Riformista, che invita Prodi ad «ammettere l’errore» e a ritrovare il proprio aplomb.

Il quotidiano paventa la «sindrome della gioiosa macchina da guerra», e parla di «nervosismo che si diffonde nell’Unione», dove «ciascuno comincia a straparlare e la coalizione si sfalda proprio sull’argomento clou», le tasse. Una «ridda di cifre e di ricette che hanno confuso la testa degli elettori». E alla fine, Prodi «l’ha fatta grossa, lanciando un vero e proprio insulto», quello di «delinquenza politica».

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