L’Unione non crede alla «fase 2» del governo

Il ministro Ferrero (Prc) attacca: «Nella manovra non c’è quasi nulla sulla povertà, dal 2007 bisogna disegnare un percorso»

Antonio Signorini

da Roma

Il richiamo di Guglielmo Epifani alla sinistra interna e ai metalmeccanici della Fiom è indice della «debolezza» della maggioranza che governa la Cgil. A sostenerlo è Alfonso Gianni, sottosegretario allo Sviluppo economico ed esponente di Rifondazione comunista, convinto anche che un sindacato più conflittuale, come vuole la sinistra di Corso d’Italia, non possa che fare bene al governo. Non serve, insomma, preoccuparsi, come fa la dirigenza di Corso d’Italia, di creare meno problemi possibili all’esecutivo.
Epifani al parlamentino della Cgil ha tracciato un limite netto, con toni che ricordano gli anni del terrorismo.
«E io penso sia stato un richiamo del tutto fuori luogo, basato su un’analisi che non corrisponde alla realtà. Sono stati citati due casi: quello della manifestazione del 4 novembre contro la precarietà, alla quale ha aderito un’intera categoria, cioè la Fiom. Non si può negare che sia stata una manifestazione pacifica, né governativa né antigovernativa».
Gli striscioni contro Damiano non sono antigovernativi?
«Le voci sono molte e alcuni hanno usato quegli slogan, ma non c’è da stupirsi. Hanno sollevato un problema sollecitando il governo a intervenire. In questo è stata una manifestazione assolutamente coerente».
Però la Fiom aderendo non ha seguito le indicazioni della segreteria...
«Una confederazione può scegliere di non aderire, ma non può proibire alle associazioni di categoria di farlo. Lo dico da cittadino e da ex sindacalista».
Voi del Prc siete invece meno teneri con la manifestazione contro Israele di sabato. Ha ragione Epifani?
«Ci sono stati atti indefinibili. Bruciare le bandiere e i fantocci è un atto tipico di una cultura di destra, distruttiva. Ma a parte questi atti, che evocano la violenza più che praticarla, ad essere sbagliata era la piattaforma della manifestazione rispetto alla questione palestinese. Epifani avrebbe dovuto porre questa di questione e non, in astratto, quella della violenza. Anche perché la Fiom era al corteo di Milano per due popoli in due Stati».
Appurati gli errori di Epifani, resta da capire perché sono stati commessi.
«Io penso che ci sia un problema interno al sindacato. L’attuale maggioranza della Cgil, con in testa il segretario generale non riesce a svolgere un’opera di egemonia e di convinzione sull’intero corpo del sindacato, sui gruppi dirigenti e in particolare su alcune categorie come i metalmeccanici. Tenta di appoggiarsi alla disciplina e all’identità, ma sono soluzioni che provengono da una debolezza e non da una forza».
E l’atteggiamento verso il governo non c’entra?
«C’è una preoccupazione da parte della maggioranza della Cgil, secondo me infondata, di non creare o creare meno problemi possibili all’attuale maggioranza e al governo. Una cosa umanamente comprensibile, ma ingiustificata».
Lei è nel governo, non dovrebbe essere il primo ad essere preoccupato?
«È giusto che un sindacato giudichi sempre il merito delle questioni. Se noi del governo facciamo una sciocchezza è bene che la Cgil lo dica e ci scioperi contro».
Guardi che, come sa bene il precedente esecutivo, è difficile governare con il principale sindacato condizionato dalle ali estreme...
«Una Cgil totalmente autonoma da qualunque considerazione politica e attenta agli interessi dei lavoratori fa bene alla democrazia, fa bene alla dialettica sociale e fa bene anche al governo».
La posizione più scomoda in questa fase è quella di Gianni Rinaldini.

Cosa pensa del segretario generale della Fiom?
«Lo trovo un uomo indipendente, di grande tenacia, di grande disinteresse personale. L’unico suo punto di riferimento politico e sindacale sono i lavoratori che rappresenta. Un dirigente sindacale puro. Sarebbe bene che ce ne fossero tanti come lui».

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