da Roma
Per lelezione di Giorgio Napolitano al Quirinale Romano Prodi si aspettava una sponda da Pier Ferdinando Casini. Sponda che non è arrivata. «Speravo che lUdc giocasse un ruolo», confessa il leader dellUnione. Un desiderio non motivato dalla necessità di raggiungere il quorum, già ampiamente coperto dai grandi elettori del centrosinistra. Lidea era quella di far accettare anche al centrodestra il candidato dellUnione in modo da poter dire che il famoso «metodo Ciampi» era stato rispettato. Per Prodi insomma era ovvio che degli ex democristiani si dessero da fare per convincere anche la destra liberale a votare un ex comunista. «Pensavo fosse interesse di tutti una loro apertura ufficiale, vera», dice Prodi. Anche perché Napolitano, aggiunge, «non potrà minimamente essere visto come un presidente di parte». E Prodi dunque si rammarica del fatto che Pier Ferdinando Casini e i suoi abbiano tenuto fede alla parola data a Silvio Berlusconi e non abbiano «voluto rompere con la Cdl» alla vigilia delle amministrative. Naturalmente per Prodi «è stato un errore», non aver votato il nuovo capo dello Stato.
«Come è stato un errore vedere che correvano velocissimi nella cabina, come i bersaglieri, per dimostrare che non avevano il tempo di votare ma votavano scheda bianca», conclude con una punta di sarcasmo. Insomma la tenuta del centrodestra di fronte alla candidatura di Napolitano naturalmente allUnione non è piaciuta.
Prodi poi ripercorre le tappe che hanno portato in alto il nome di Napolitano. «Credo che ci fosse la necessità di raccogliere unampia platea - evidenzia Prodi -. Quando la destra ha alzato un muro nei confronti di DAlema, questo nostro desiderio di raggiungere una maggioranza più allargata ha spinto verso Napolitano». Il leader del centrosinistra dunque si rammarica che non ci sia stata unapertura da parte del centrodestra visto che lUnione considera un «gesto di grande apertura» aver sostituito in corsa DAlema con Napolitano come se non fosse evidente che per un politico di centrodestra sarebbe molto difficile far digerire ai suoi elettori lidea di aver mandato un comunista al Colle.
Quello che conta ora per il Professore è che «con lelezione di Giorgio Napolitano si chiude una fase di esclusione degli ex comunisti».
Prodi ricorda che «mai vi è stato un presidente della Repubblica che apparteneva prima al Pci e poi ai Ds» perché fino ad ora «cera stata una specie di comprensibilissima esclusione data la guerra fredda e i problemi del passato». Ora invece «con lelezione di un uomo addirittura incontestabile dal punto di vista dellequilibrio democratico e però appartenente a questa storia, noi effettivamente chiudiamo un periodo e ne apriamo un altro. Bisogna tenerlo presente, perché dal punto di vista dellunità del Paese è un passo in avanti molto forte». Per il Professore «ormai la guerra fredda è finita e il compito dellUlivo è quello di mettere insieme le forze di centrosinistra che prima erano divise da fattori internazionali».
Anche per i leader della Margherita, Francesco Rutelli, la Cdl ha sbagliato a non votare Napolitano che sicuramente «dimostrerà di essere il garante anche della minoranza».
Ovvia la sua soddisfazione visto che ha raggiunto lobbiettivo di evitare che al Colle ci salisse DAlema.
Soddisfatti per lelezione di Napolitano anche il segretario di Rifondazione comunista, Franco Giordano, certo del fatto che «sarà garante delle istituzioni e rispettoso della Costituzione italiana» mentre Emma Bonino la giudica una scelta vincente per lUnione perché anche se di parte «saprà essere il presidente di tutti».
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