«L’Unità» fa i quiz, il «Corriere» risponde

Roma«La vita è tutta un quiz»: l’Unità parafrasa Renzo Arbore e Nino Frassica. Indietro tutta, verrebbe da dire. Perché ieri Concita De Gregorio, direttore del foglio fondato da Antonio Gramsci, s’è improvvisata Piero Bartezzaghi, genio nostrano dei cruciverba. Il suo quotidiano pareva la Settimana enigmistica, con il titolone «Berlusquiz» e uno schema di parole crociate con la faccia del loro nemico numero uno. Nell’incompleta griglia del cruciverbone, qualche definizione così, tanto per far capire a che gioco (al massacro) sta giocando l’Unità. «D’Addario», «Dell’Utri», «Veline», «Noemi», ecc... Parole crociate a schema fisso. Nell’attesa di vedere una prima pagina montata con un grande rebus la cui soluzione non potrà che essere «Berlusconi dimettiti», emerge come l’intuizione dell’Unità sia in scia con la moda del momento: il quiz, lo svago, il domandone. Da spaccarsi la testa in quattro. E mentre Repubblica insiste sulle dieci domande, che poi vengono riproposte pure in «English version» (Ten new questions to Silvio Berlusconi) e rilanciate (ieri) dallo stesso direttore Ezio Mauro come «questione di verità e di libertà», il cittadino annaspa: sì, ma le soluzioni? Roba da sudoku, per restare in tema di giochini-spacca-cranio.
Nella Settimana enigmistica le risposte ai rompicapi arrivano nel numero successivo, un tempo poco prima delle vignette del «Tenero Giacomo». Ora invece le risposte a l’Unità e Repubblica si trovano, sempre in edicola, sugli altri quotidiani. Si prenda il Corriere della Sera, per esempio. Uno si legge il fondo a firma Ernesto Galli della Loggia e un aiutino ce l’ha: una sorta di «aiuto del pubblico» a mezzo stampa. L’editorialista di via Solferino, cimentatosi anch’esso sugli ossessivi quesiti rivolti al premier, delle risposte se le dà e le dà. Così: «Alcune delle famose domande: “Lei ritiene di poter adempiere alle funzioni di presidente del Consiglio?”, e ancora: “Quali sono le sue condizioni di salute?”. Mi chiedo quale risposta sensata, anche volendo, si possa dare a domande del genere, le quali, come ognuno capisce, già in sé contengono l’unica possibile da parte dell’interessato (“Lo ritengo eccome”, “Sono sano come un pesce”)». Vuoi vedere allora che nel giochino c’è pure il trucco? Vuoi vedere che scervellarsi a trovare le benedette soluzioni a quiz e quesiti vari è sforzo vano perché sono frutto, quiz e quesiti vari, di artifici logici? Continua della Loggia: «Le domande non hanno valore se non come puro strumento retorico: per affermare in modo indiretto, ma precisissimo, che Berlusconi, a motivo del suo stile di vita, non sarebbe adatto a fare il capo del governo». Ma come? Allora più che di cruciverba e quizzoni siamo in presenza di un cubo di Rubik con sette colori invece di sei. Insomma, di un rompicapo che non verrà mai. Proprio della Loggia si sfila, sembra dire «che razza di gioco è questo?» e ne smaschera gli autori.
La chiusa del suo pensiero: «Si può dubitare fortemente che rientri tra i compiti della libera stampa l’organizzazione di interminabili, feroci campagne giornalistiche... per chiedere di fatto le sue (di Berlusconi) dimissioni...

In una democrazia, fino a prova contraria, decidere se qualunque persona è adatta o inadatta a guidare il governo, non è compito dei giornali: è compito degli elettori e soltanto degli elettori. Anche se la loro decisione può non piacere». Bingo.

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