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L’uomo col sorriso che guida la Rossa

Dalla spy-story, alla crisi, al dramma Massa. Così Stefano Domenicali, il capo della Ferrari, ha sedotto il Circus e Alonso

L’uomo col sorriso 
che guida la Rossa

La frase più diffusa fra i team rivali della Rossa è «Stefano says...», Stefano dice. Oppure «good manager, nice person...», «ottimo manager, brava persona». La fredda e patinata formula uno popolata di squali si sta abituando all’insolita ricetta del dottore in Economia, Stefano Domenicali. Perché gli Stefano dice e gli Stefano brava persona sono all’ordine del giorno nel paddock e se il clima crudelmente competitivo si sta finalmente addolcendo è solo o soprattutto merito suo.

Il dottor Stefano Domenicali ha 44 anni, una laurea a Bologna, una bella compagna e due frugoletti. Vive come uno di noi anche se porta in spalla le responsabilità di un ct. È nato a Imola e con i piedi a mollo sul Santerno non ha dovuto riflettere più di tanto sul che cosa farò da grande? Per cui niente banca, niente multinazionali, niente studio da commercialista, ma lei e solo lei: la Rossa.

«Stefano says...» ha ricoperto tutti i ruoli del management sportivo Ferrari, da quelli più defilati d’inizio carriera, anno 1991, fresco di laurea e di bacio accademico, fino alla pesantissima eredità di monsieur Jean Todt, anno 2007, con il francese come tutor, anno 2008 da solo. Diciamo pure che il piccolo Napoleone dei motori gli ha fatto da chioccia negli anni duri della Rossa patacca dove casini, errori, crisi, attacchi mediatici, fischi e figuracce erano all’ordine del giorno; un maestro Todt, che l’ha poi accompagnato in quelli esaltanti dell’Era Schumi. Unico problema: il marchio lasciato sulla Ferrari dal manager francese è stato talmente forte che ancor oggi si fa fatica a pensare che il nuovo Todt sia questo giovane uomo dal sorriso semplice e dalle idee chiare. Perché è entrato in punta di piedi, perché non ha guardato storto nessuno e però «alla fine si fa come dico io» è il suo credo. Se oggi siamo qui a dire che Raikkonen è un osservato speciale e rischia di non venir confermato è perché «Stefano says» in quel dell’Australia, primo Gran premio dell’anno, disse chiaro e tondo «Kimi lo vedo più motivato, è dimagrito e ha la percezione che per lui, come pilota e uomo Ferrari, sarà una stagione importante...» sorriso, «... ed è abbastanza intelligente per capirlo». Sorriso. Concetto ampiamente ribadito due settimane fa a Spa, dopo la vittoria del finlandese: «Continuate a criticarlo, mi raccomando...» e ieri alla Gazzetta «tenete viva la voce (della sua sostituzione, ndr) perché se poi lui reagisce così...». Sorriso.

Negli anni passati, anche prima della spy-story 2007 tra McLaren e Ferrari, difficilmente avremmo visto il capo del team inglese affacciarsi nel motorhome della Rossa per parlare o chiedere di «Stefano says». E così per altre squadre. Nell’aver cambiato il modo di affrontare il prima e il dopo gara c’è l’intervento diplomatico e deciso di Luca di Montezemolo che a capo dell’associazione dei team ha molto lavorato in questo senso. Ma il suo ambasciatore in pista è stato proprio Domenicali. Un cromosoma, quello dell’imporsi con il fioretto, che Jean Todt non aveva.

Il tifoso duro e puro, quello con la pancia che fra brumm, accusa Domenicali di essere meno vincente del predecessore. Mica vero. In tre anni ha portato a casa tre titoli, uno piloti (2007, con Todt ormai defilato, ndr) e due costruttori (2007 e 2008). Tre trofei sofferti, perché il problema non era solo combattere in pista, ma sopravvivere fuori: prima, alla confusione del dopo Schumi, poi alle scorie della spystory, quindi alle scalmane rivoluzionarie di Max Mosley e del suo regolamento pazzerello che ha trasformato le Cenerentole in principesse e i top team in zucche pasticcione (2009). Giusto per non farsi mancare nulla, Domenicali si è ritrovato addosso anche il dramma di Felipe Massa e tutto quel che ne è derivato. E poi: se il fortino rampante è stato finalmente aperto ai piloti italiani (Fisichella) e la Ferrari seguirà giovani promesse nostrane è perché lo vuole Montezemolo e lo consiglia l’uomo col fioretto. E poi: se arriverà presto un certo pilota di nome Fernando Alonso è sempre per via del suddetto fioretto. In tanti anni, il fenomeno spagnolo che Todt non gradiva, ha parlato spesso e volentieri con Domenicali. Perché «Stefano says...».

Sempre col sorriso.

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