Milano - Se ne è andato, a cinquant'anni, stroncato da un infarto, il peter pan della musica pop. Ha fatto vibrare e ballare, con i suoi "gridolini" e il suo "moon step", la generazione degli anni Ottanta e ha dato una sferzata di energia alla musica "pop" mondiale. Con la sua morte se ne va un mito, amato, ma anche molto controverso per i suoi eccessi e le sue follie. Dal mondo stamane le lacrime delle "star", Liz Taylon, Madonna, Liza Minnelli, il suo Quincy Jones con cui conobbe la celebrità negli anni Ottanta. I fan, che attendevano l’ultimo tour di Londra a luglio, si sono radunati davanti all’ospedale dell’Ucla a Los Angeles e davanti alla sua villa a Beverly Hills.
"L'Obama del pop" e l'ombra delle medicine L’icona è stata celebrata dalla stampa che lo ha ricordato scatenandosi nelle definizioni, come quella del Guardian che lo ha definito "L’Obama del pop". Ma dietro la morte del "genio" e del "re" della musica, continuano anche dopo la morte le critiche e le polemiche.
Forse ucciso dai farmaci Molti media americani riportano oggi che Jackson si sarebbe iniettato una dose eccessiva di un farmaco sintetico chiamato "Demerol", un narcotico che avrebbe effetti simili alla morfina. Uno dei legali della famiglia, Brian Oxman, ha confermato che da tempo Jackson si sottoponeva ad un intenso trattamento farmacologico, ma ha anche criticato le recenti prescrizioni mediche. Gli investigatori hanno reso noto di voler ascoltare il medico personale del cantante, per accertarsi se sia stato lui a prescrivere o a fare quell’ultima iniezione, e per capire se la prescrizione possa comportare qualcosa di irregolare. Secondo quanto riferito da alcuni familiari, l’iniezione sarebbe stata fatta alle 11:30. La chiamata d’emergenza alle 12:21. Jackson è stato dichiarato morto in ospedale alle 14:26, ma quando gli infermieri sono arrivati a casa il suo cuore non batteva già più.
Ultima tourneè per pagare i debiti Di fatto Jackson cercava con questi ultimi concerti di riuscire a far fronte a una montagna di debiti. Secondo fonti citate dal Wall Street Journal, il Re del Pop doveva ai suoi creditori una somma che si aggira sui 400 milioni di dollari, più di 350 milioni di euro. A questi ora si aggiungono i danni per i mancati concerti: la Aeg Live, la società Usa che aveva convinto Jackson a programmare una cinquantina di spettacoli d’addio nell’auditorium londinese O2, ci potrebbe rimettere 348 milioni di euro. Per quei concerti, che dovevano partire il 13 luglio, era già stato venduto un milione di biglietti che ora saranno rimborsati.
Il declino economico Jackson si era visto costretto a ipotecare il ranch Neverland, dove si era rinchiuso durante il processo del 2005 per molestie sessuali. Nel 2001 il Re del Pop aveva ottenuto un prestito da 200 milioni di dollari dalla Bank of America, ma le sue vicende giudiziarie lo avevano costretto a svenarsi per gli avvocati e ne avevano ridotto l’appeal in termini di vendite di dischi. Ora spunta anche il problema dei concerti annullati.
"Sono stanco per fare i concerti" Il numero uno della Aeg, Randy Phillips, aveva insistito perchè i concerti all’O2 passassero da 10 a 50 proprio per far frotne ai debiti, ma lo stesso Jackson nelle settimane scorse aveva confidato i suoi timori: "Non so come farò a fare 50 spettacoli, sono molto stanco", disse una volta. Per fugare i dubbi sulla sostenibilità della "maratona", la Aeg - dopo aver fatto sottoporre Jackson a a visite mediche - si era fatta garante degli spettacoli, per una somma valutata appunto in 348 milioni di euro.
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