Ladri in carrozza: sgominata la gang dei mendicanti

Ci sono giorni in cui le telefonate, le lettere, i messaggi, valgono di più. Perchè ci sono articoli che valgono di più. Intendiamoci, personalmente, tutto quello che scrivo tento di scriverlo con il cuore. Ma, chiaramente, non tutti gli articoli sono uguali e ci sono articoli «più uguali» degli altri. Ecco, l’idea di una «rivoluzione delle lucciole» per costruire una nuova Genova, era uno di quegli articoli, uno di quelli in cui lasci il cuore. Anche perchè, ribadisco, era difficile restare indifferenti davanti alla lucciola che correva, luminosissima e velocissima, lunedì notte in via Antica Romana di Quinto.
Quella lucciola, secondo me, dobbiamo rincorrerla tutti. E mi ha fatto enorme piacere, ieri, che tanti nostri lettori ci abbiano scritto per dirci che vogliono rincorrerla insieme a noi. Penso a Lorella Fontana, che ci ha mandato un commovente intervento che pubblicheremo nei prossimi giorni. Penso ad Alberto Clavarino, un imprenditore dell’hi-tech capace di farmi guardare i computer con meno preoccupazione e luddismo del solito, quindi uno che fa miracoli, che scomoda parole forti: «grandissimo giornalismo», «autentica poesia» e, soprattutto, scrive che l’articolo delle lucciole «mi ha emozionato, cosa rarissima oggi durante la lettura di un giornale». Ecco, una frase così emoziona me.
Così come mi ha fatto enormemente piacere un sms di Carlo Castellano, presidente di Esaote, papà delle alte tecnologie genovesi, levatrice di Erzelli, splendido affabulatore e professore di altissimo livello: «Bellissimo il pezzo sulle lucciole». Confesso che Castellano riesce a convincermi anche quando non sono d’accordo con lui, con la forza della parola. E quindi parto debole e indifeso di fronte a questo ultrasettantenne di formazione solidamente di sinistra comunista e cattolica, vittima della più vile delle violenze, quella delle Brigate Rosse.
Ma, al di là della sua storia e della sua straordinaria capacità tecnica, la forza di Castellano è il fatto che, quando racconta il suo sogno, quando parla delle alte tecnologie come futuro di Genova, quando disegna Erzelli con le mani e con il bastone, ha l’entusiasmo e gli occhi di un bambino. Poi, non si è obbligati ad essere d’accordo con Erzelli o si può dubitare sul fatto che dietro Erzelli ci siano affari. O che ci siano momenti in cui si vorrebbe mettere sulla collina qualsiasi cosa, dall’università, ai musei, allo stadio. Come se Erzelli fosse una parola magica che risolve tutti i problemi. Ma, di fronte al sorriso da bambino di Castellano, non si può rimanere indifferenti. Se dev’esserci una rivoluzione delle lucciole, lui ci sarà.
La lucciola di via Antica Roma di Quinto, ribadisco, dobbiamo rincorrerla tutti. Guardarla, illuminarci insieme a lei, lampeggiare alla ricerca di una nuova Genova, di una speranza, di un futuro. E quando dico tutti, intendo le persone perbene, da una parte e dall’altra: non mi interessa come votano o sotto quale simbolo si candidano, se sono di destra, di sinistra o di centro.


Mi interessa solo che vogliano fare la rivoluzione. Che vogliano scrivere nuovi capitoli della storia di Genova, una storia su cui mestamente rischiamo che scorrano i titoli di coda, senza nemmeno accorgercene. Magari perchè siamo addormentati in poltrona.

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