
È un segnale importante quello che arriva dagli Mtv Video Music Awards andati in scena l'altra sera alla Ubs Arena di Elmont vicino a New York. A prendersi i premi più significativi sono state le artiste donne, confermando una tendenza che negli States è già chiara da tempo ma che da noi non è ancora così ben delineata. Il pop parla al femminile. Dunque la regina è stata Lady Gaga che aveva dodici nomination e si è presa il premio come Artista dell'anno, che è il più prestigioso, quello per la miglior collaborazione (lo strepitoso Die with a smile con Bruno Mars), la miglior regia e la migliore direzione artistica per Abracadabra. Per celebrare la vittoria, ha cantato Abracadabra e pure il nuovo singolo The dead dance che è nella seconda stagione della serie Netflix Mercoledì diretta da Tim Burton nella quale c'è pure l'inarrestabile cantante ha pure fatto un cameo.
Insomma, in quelli che sono l'ultimo baluardo cerimoniale della grande Mtv che fu, i premi più significativi sono andati alla nuova generazione del pop al femminile ed è una tendenza da non sottovalutare. Ariana Grande è stata premiata con tre statuette per Brighter days ahead, che è video dell'anno, miglior video pop e miglior video di lunga durata. Pure Sabrina Carpenter, nuova rampante stella anche in Europa, è miglior artista pop, ha pubblicato il miglior disco (Short n' sweet) e ha mostrato i migliori visual effects in Manchild. Anche Doechii convince: due premi per lei come Best hip hop e Miglior coreografia in Anxiety. E se la canzone dell'anno è di Bruno Mars con Rosé per Apt, mentre il Best rock è dei Coldplay di All my love. A proposito di rock, ha emozionato tutti l'omaggio a Ozzy Osbourne di Yungblud che è considerato il suo erede. Non a caso ha portato sul palco alcuni classici della rockstar morta il 22 luglio.
Crazy Train, con un assolo di Nuno Bettencourt perfettamente fedele a quello originale di Randy Rhoads, poi una breve versione di Changes dei Black Sabbath e una superlativa Mama I'm coming home con Steven Tyler e Joe Perry degli Aerosmith, tra le ultime divinità di un rock che ormai gioca al passato.