L'alta velocità ferma Grillo: indagato coi no Tav

Per i Pm ha violato i sigilli dei giudici durante una manifestazione Nel mirino per danneggiamenti anche il leader anti Torino-Lione. I grillini contro i magistrati torinesi: "Se la prendono coi politici più in vista"

L'alta velocità ferma Grillo: indagato coi no Tav

Le parole sono pietre. E mai come in questo caso van­no a braccetto. Sì, perché a braccetto, in Tribunale, an­dranno Beppe Grillo, comico­leader politico maestro di pa­role usate come arma contun­dente, e Alberto Perino, il ban­cario in pensione eroe dei no Tav della Val Susa,con specia­lizzazio­ne supplementare nel­l’organizzazione di sassaiole e azioni di disturbo per blocca­re il cantiere dell’alta velocità Torino-Lione. Il motivo? I pm della Procura di Torino hanno chiuso o stanno per chiudere alcuni filoni di indagine legati alle proteste contro la Tav. E così Grillo finisce nei guai per aver infranto la legge violando i sigilli, a dicembre del 2010, della casetta costruita dal mo­vimento alla Maddalena di Chiomonte come presidio contro il cantiere.

Il Bovè della Val Susa invece, l’eroe dei No Tav leader delle principali pro­teste contro il super-treno, per i carotaggi dell’autoporto di Susa bloccati nel gennaio del 2010, e per una simpatica iniziativa anti alta velocità re­cente, la sassaiola contro for­ze dell’ordine e operai, la not­te tra il 23 e il 24 maggio scorsi, per impedire l’avvio dei lavori a La Maddalena di Chiomon­te. Totale di pietre lanciate, a mano e con le fionde: 700, ol­tre 120 quintali. Et voila , giù la maschera. Nul­la come questa vicenda ripro­duce, plasticamente, quanto violenza verbale e violenza materiale a volte siano intrin­secamente collegate. «Non si tratta di incitare alla violenza, ma in certi casi la capisco più dell’ingiustizia», teorizzava Grillo nel 2004, quando era an­cora solo un comico genovese che attaccava tutto e tutti. Dal­la teoria dello showman, alla pratica del politico, con la fa­twa del gennaio 2010 contro l’Alta velocità («è un crimine contro l’umanità») e quindi con l’ingresso davanti a foto­grafi e telecamere nella caset­ta­presidio anti-Tav a dicem­bre del 2010. L’oggetto dell’in­dagine. Grillo era stato avverti­to dai carabinieri del fatto che la costruzione era stata posta sotto sequestro dalla magistra­tura in quanto abusiva.

Ma ri­sp­ettando il verbo degli uomi­ni di spettacolo, the show must go on , lo spettacolo deve conti­nuare, era entrato ugualmen­te, con tanto di baci e abbracci con l’eroe dei no Tav Perino. Altro che violenza, tuonano ora i suoi. Secondo i grillini to­rinesi Vittorio Bertola, Chiara Appendino e Davide Bono è stato solo un «atto politico di disobbedienza civile e pacifi­ca. Per ora- aggiungono- i ma­gi­strati hanno indagato solo al­cune delle migliaia di persone che hanno partecipato a que­ste manifestazioni, sceglien­dole tra quelle più politica­mente in vista, e questo viola il principio di uguaglianza da­vanti alla legge». Auto-assoluzione. Come quel­la che pronunciano per sé an­che i No Tav.

«Verrebbe da di­re – chiosano in un post sul lo­ro sito a commento delle ulti­me notizie – che il periodo in cui giungono questi avvisi di garanzia sembra pilotato (..) e che la magistratura usi questi fatti per giustificare, soprattut­to nello scenario, l’intervento di sgombero del presidio». Al Bovè Perino, portavoce e lea­der carismatico del movimen­to, e agli altri indagati con lui per i fatti dell’autoporto di Su­sa – tra loro esponenti di centri sociali e dell’area anarco-in­surrezionalista – vengono con­­testati a vario titolo invasione e danneggiamento di proprie­tà e terreni altrui. Invece l’ulti­ma iscrizione nel registro de­gli indagati di Perino & Co, quella relativa ai disordini di maggio che hanno bloccato per l’ennesima volta l’avvio dei lavori, sarebbe per danneg­giamento aggravato, violenza privata e resistenza a pubblico ufficiale. Nel mirino, non tan­to il pur ingente lancio di sassi, ma il paradosso degli ambien­t­alisti duri e puri che dicono no all’alta velocità in Val di Su­sa e però non esitano a sradica­re gli alberi, e magari qualche pezzo di guard rail dell’auto­strada, per realizzare il blocco del cantiere.

«È giustizia a oro­logeria – ha commentato Peri­no dalle colonne della Stam­pa – i fatti sono accaduti oltre un anno fa ma casualmente la denuncia salta fuori proprio adesso, a pochi giorni dell’av­vio del cantiere di

Venaus, quasi a voler insinuare l’esi­stenza di una saldatura tra li­ste civiche e antagonismo». Colpa dei giudici, dunque. Lo dice anche Perino. Lo dicono i grillini. E poi sarebbe il Cav quello fissato con le toghe...

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