«Se questo strumento funziona così non si tocca più, lasciamo perdere le decorazioni». È Ben Harper, il californiano quarantaduenne maestro della chitarra e cantante delicato, profondo, esperto. Poi c'è Lou Reed, «che quando era qui su a parlare con noi era il grande artista, la rockstar. Siamo poi scesi in laboratorio, è diventato un'altra persona: ha capito l'artigianato, la naturalezza, il vero mestiere che sta dietro alla realizzazione delle nostre chitarre».C'è Sting,«che ha ricevuto un nostro basso in regalo da Saturnino, il bassista di Lorenzo Jovanotti che già ci aveva scoperto». E via dicendo, fino a Yuval Avital, il musicista compositore israeliano, 35 anni, che suonerà una Chitarra Noah proprio il 19 ottobre presso il Teatro Sociale di Città Alta a Bergamo, all'interno del «pacchetto » di spettacoli Contaminazioni Contemporanee del festival Bergamoscienza (www.bergamoscienza.it).
Questa selezione incredibile di musicisti e cantanti si reca periodicamente nella villa settecentesca Busca Serbelloni, a Lambrate, ormai nascosta tra i palazzi e per poco non attraversata dalla stessa via Rombon, in cui si trova. È qui che negli anni Novanta nasce Noah, il laboratorio artigianale che crea chitarre elettriche e bassi in alluminio, invece che in legno, il materiale comunemente impiegato, che stanno conquistando tutto il giro dei migliori musicisti e cantautori contemporanei in Italia e nel mondo.
Fondato dall'architetto Renato Ruatti, l'insegnante d'inglese Gianni Melis e il caporeparto all' Armacchi Mauro Mosca, lo studio Noah unisce diverse competenze, attitudini, grande fantasia e fiducia in se stessi e nel futuro. Questi gli ingredienti fondamentali che hanno portato Noah ad essere oggi un piccolo laboratorio di altissima qualità, che realizza bassi e chitarre in alluminio per i maggiori musicisti contemporanei: «Crediamo molto nel caso, nelle occasioni, nel passaparola e nelle persone » dice Renato Ruatti. Ottanta strumenti soli realizzati dal '96 ad oggi, con una cura e una capacità a dir poco esclusiva. Ogni basso o chitarra viene lavorato per almeno due anni, in un misto di alta competenza e abbandono al destino. L'idea del liuto in alluminio? non c'è da stupirsi quando la risposta di Ruatti è «nata per caso. Gianni nel 1994 mi fa vedere un giorno una Telecaster e mi dice: vorrei farne una in ferro. Al momento sono andato in crisi, non avevo mai pensato di progettare uno strumento musicale. Poi ho ragionato. Non mi ha chiesto di disegnarlo, ma di rifarlo in ferro. Così sono iniziati vari tentativi, anche con l'ottone».
Fino all'uso dell'alluminio (che non è esclusivo di Noah). E poi l'idea ultima, siamo nel 1996, dopo due anni di esperimenti, che invece è una prerogativa assoluta di questa piccolo laboratorio italiano: «Ho capito che la vera rivoluzione qualitativa si sarebbe ottenuta lavorando sul pieno e non assemblando diverse parti ». In pratica le chitarre Noah nascono da un cubo di alluminio che viene scavato ed elaborato a dovere, sempre poi in relazione diretta col musicista per eventuali modifiche.
Nella Villa-Studio si respira voglia di fare e serenità: «Noi lavoriamo con la persona anzitutto- spiega Ruatti-. Ogni musicista ha il suo modo di suonare e per realizzare uno strumento ad hoc per una persona è assolutamente necessario parlarci, essere continuamente in dialogo». «Ho conosciuto Noah per caso -conclude Yuval Avital.
Attraverso la chitarra che stiamo realizzando da mesi, mi rendo conto che riesco ad esprimere meglio la mia idea di base: il suono è una forma d'arte in sé. Vado all'essenza, capisco fino a che punto uno strumento è espressione anzitutto di energia, il suono come logos, come struttura, senso».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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