Roma - Sono otto i cadaveri avvistati 
in mare dagli aerei della missione Frontex a Malta che con tutta 
probabilità appartengono a migranti che si trovavano con i 
cinque eritrei salvati ieri a sud di Lampedusa dall’equipaggio 
di una motovedetta della Guardia di Finanza e che hanno detto di 
far parte di un gruppo di 78 persone partite dalle coste 
africane verso l’Europa: 73 sarebbero morte durante il viaggio 
che sarebbe durato una ventina di giorni. Intanto, in Italia, si apre la polemica con la Santa Sede che accusa le istituzioni di non aver mosso un dito. Ma il leader leghista, Umberto Bossi, non ci sta e ribatte: "Che le porte le apra il Vaticano che ha il reato di 
immigrazione; che dia lui il buon esempio".
Inchiesta della magistratura Su questa nuova 
tragedia dell’immigrazione dai contorni ancora non ben delineati 
ma che appare sempre più in tutta la sua drammaticità la 
Procura di Agrigento ha aperto un’inchiesta.
I magistrati vogliono capire cosa sia avvenuto su quel 
gommone di 12 metri, chi lo guidava e soprattutto se sul natante 
vi fossero veramente 78 eritrei, tra cui molte donne, come 
dicono i superstiti. L’inchiesta, coordinata dal procuratore 
Renato di Natale e dal pm Santo Fornasier, ipotizza per ora il 
favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
L’inchiesta dovrà certamente anche tener conto del ruolo 
avuto da Malta nella tragedia considerato che gli eritrei hanno 
detto di aver avuto contatti con una motovedetta 
dell’isola-Stato che avrebbe dato loro carburante indicando la 
rotta verso le coste siciliane.
Bossi: "Dai Vescovi parole con poco senso" Per Bossi l’accostamento della Shoah alle stragi di immigrati che cercano di raggiungere le coste italiane "sono parole troppo forti con poco senso. Perché le porte non le apre il Vaticano che ha il reato di immigrazione. Che comincino a dare il buon esempio". Parlando con giornalisti a Calalzo di Cadore dove Bossi è in vacanza da due giorni, il senatur afferma di non credere all’ipotesi di omissione di soccorso degli eritrei dispersi in mare. "Non ci credo, non li avranno visti. La nostra marina ha l’obbligo di andare in soccorso". Riguardo le partenze degli immigrati, che sembra continuare nonostante l’introduzione delle recenti norme, Bossi osserva: "Partono molto meno di prima ma bisogna riuscire a fermarli, sennò si prosegue con un sacco di morti, con gente che rischia la vita per niente, perchè quando arriva qui non ci sono posti di lavoro". Si tratta, ha aggiunto Bossi di un problema che riguarda anche Malta: "E' grande come uno sputo, non ci stanno più neanche i maltesi". Conclusione: "Dato che nessuno accoglierà la gente senza controlli bisogna assolutamente fermare le partenze".
L'invito del Vaticano Il Vaticano è "addolorato" per "il continuo ripetersi" delle morti in mare 
e chiede alle "società sviluppate" di "rispettare sempre i 
diritti dei migranti" e di non "chiudersi all’egoismo". A lanciare l'appello è stato il presidente del Pontificio consiglio della pastorale 
per i migranti e gli itineranti, monsignor Antonio Maria Vegliò, in 
una intervista alla Radio Vaticana.
Le accuse del Viminale a Malta Le autorità italiane non hanno ricevuto alcuna richiesta di soccorso dal barcone sul quale ieri sono stati soccorsi i cinque eritrei che hanno denunciato la morte di oltre 70
loro compagni in mare. Lo rende noto oggi il Viminale, mentre proseguono gli sbarchi sulle coste italiane e crescono le polemiche sull’ennesima tragedia dei migranti, che nel mondo cattolico ha evocato il fantasma della Shoah.