Lampedusa fischia la senatrice leghista

Gli abitanti contestano l’ex vicesindaco Maraventano, ora parlamentare del Carroccio: "Venduta". Maroni: "Clandestini fomentati dalla sinistra". Rientrati nella struttura i 1.300 stranieri. Domani l’isola in sciopero

Lampedusa fischia la senatrice leghista

Roma«Vergogna, bastarda, vattene, tornanete al Senato». Angela Maraventano, ex vicesindaco di Lampedusa e senatrice della Lega, passa un brutto quarto d’ora mentre dal palco montato sulla piazza centrale cerca di convincere i suoi concittadini che il governo sta facendo il possibile «e anche di più» per disinnescare la bomba clandestini. «Entro martedì torneranno tutti a casa loro. Voi che siete un popolo pacifico non fatevi aizzare dal sindaco. Lui sta soffiando sul fuoco e per questo sarà denunciato. Quanto a me, io non ho paura». Ma ci vogliono i carabinieri per farla tornare a casa sana.
Poi tocca a Dino De Rubeis, il sindaco. «Sono un personaggio scomodo che lotta per risolvere i problemi. Avrei potuto accontentarmi dei soldi offerti dal governo, delle tante promesse, invece non starò zitto perchè Lampedusa non è in vendita». E la fuga degli immigrati dal Cpa? «Ma quale fuga, qualcuno li ha fatti uscire, cosa hanno fatto i mille poliziotti che sono qui? Siamo di fronte a uno Stato prepotente che vuole trasformare l’isola in un carcere a cielo aperto», De Rubeis ha giusto il tempo di annunciare che domani l’isola sarà in sciopero generale prima di sentirsi male e finire all’ospedale. Niente di grave, dicono i medici, «solo parecchio stress».
Torna una calma apparente a Lampedusa. Dopo la «passeggiata», i 1300 immigrati sono stati tutti «recuperati» e convinti a rientare nella struttura di accoglienza. Resta un po’ di tensione: 16 delle 85 donne ospiti del centro sono in sciopero della fame e chiedono di non essere reimpatriate. La polemica si sposta adesso sul piano politico e rischia di rovinare il clima di intesa che Pd e Lega avevano raggiunto sulla legge per il federalismo fiscale. Roberto Maroni ribadisce la linea della fermezza: «Io non cedo. Chi ha i requisiti verrà trasferito in campi attrezzati e sorvegliati, gli altri resteranno a Lampedusa fino alla loro espulsione, come prevede la legge. E meno male chi li abbiamo lasciati lì, altrimenti sarebbero in giro per l’Italia».
Il ministro accusa il sindaco: «Nessuno vuole imitare Guantanamo a fare carceri a cielo aperto, queste fesserie servono solo a eccitare gli animi. È in malafede e la polizia sta preparando un rapporto per la magistratura, visto che i comportamenti che fomentano i clandestini sono penalmente rilevanti». Attacca la sinistra: «È lei che li aizza». Se la prende pure con Dario Franceschini, che qualche giorno fa era sbarcato a Lampedusa dichiarando che sono stati violati i diritti umani. «Questi sono atteggiamenti di violenta strumentalizzazione quando invece sarebbe necessaria collaborazione per gestire il fenomeno».
Franceschini però respinge gli addebiti. «Noi avremmo aizzato? È assurdo. Nel mio giro per Lampedusa sono stato accompagnato dal questore e dal prefetto e ho passato la giornata a calmare gli animi. Evidentemente Maroni vede fallire il suo disegno, tenere tutto lontano dagli occhi, e si è irritato quando ha visto che parlamentari e giornalisti, come si fa in un Paese democratico, hanno denunciato una situazione esplosiva».
«Tutti a casa», dice Maurizio Gasparri, mentre Umberto Bossi vuole «una nave per portarli in Tunisia».

Roberto Calderoli chiede «a tutti maggiore responsabilità» e propone di risarcire «i disagi che Lampedusa sta subendo nell’interesse del Paese» trasformandola in un porto franco. «Noi lo chiediamo da anni - replica il sindaco - però non dev’essere un baratto, ma un premio per quello che facciamo da 17 anni».

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