A Lampedusa c’è silenzio. L’isola non è più terra d’invasione. Giorno dopo giorno l’emergenza sta lasciando spazio alla normalità. Così ieri, durante il question time, Maroni ha potuto dire con orgoglio: «Da quando sono stati messi in atto i respingimenti si è praticamente azzerato il flusso di clandestini sulle coste siciliane». È la strategia contro l’immigrazione clandestina che va avanti. Non ci sono più le immagini dei mesi scorsi: duecento, trecento clandestini riversati ogni giorno sulle coste, stremati, affamati e assetati raccattati, carrette ferme tra Malta e l’Italia, corpi gettati in mare. Disperazione contrabbandata. Tre settimane di respingimenti e la situazione è opposta. Gli accordi con la Libia evidentemente funzionano. Il lavoro si divide a metà, come una squadra contro i trafficanti di uomini. L’impegno è condiviso. Per questo Maroni parla di svolta storica. Ora non ci sono più neanche gli attacchi: critiche e insulti erano piovuti da ogni parte. L’opposizione gridava «Governo razzista»: «Scandaloso ributtare in mare chi arriva sulle coste italiane sono state le accuse dall’opposizione». La sinistra gridava «alla vergogna internazionale». Sempre la stessa la risposta di Maroni: «I respingimenti continueranno, sono in linea con le norme internazionali». Finiti anche gli attacchi più pesanti arrivati dalle organizzazioni internazionali per i diritti dei rifugiati. C’era allarme e preoccupazione per tutti quelli che avrebbero potuto chiedere asilo politico.
Il primo respingimento il 6 maggio. La marina militare recupera 230 immigrati nel canale di Sicilia. I tre barconi vengono riaccompagnati in Libia. È il primo avvertimento agli scafisti. Il giorno dopo altri 80 clandestini non lontano dalle coste di Tripoli vengono rimorchiati e riaccompagnati a Tripoli. Così il giorno dopo, e quello dopo ancora. Cori di proteste, il Vaticano lancia un monito. Domenica 10 maggio è l’ultimo viaggio. Altre 200 persone non riescono a toccare terra. In pochi giorni oltre 500 immigrati tornano indietro. La collaborazione con la Libia continua, l’Italia consegna alla guardia costiera libica tre motovedette per i pattugliamenti congiunti. Il paese di Gheddafi ha rafforzato il dispositivo contro la partenza di barconi dai suoi porti. È tutto scritto nell’accordo.
«Questo è il segno che qualcosa è cambiato. L’impegno del ministro Maroni è stato costante, e non si fermerà ora che le cose vanno meglio». Angela Maraventano è l’ex vicesindaco di Lampedusa, oggi senatrice della lega Nord, che contro «l’invasione» si era sempre battuta. Per questo aveva anche litigato con il suo capo, il sindaco Bernardino De Rubeis. «Oggi la situazione è tornata normale, ma quanta fatica, ci hanno attaccato, ci hanno aggredito con insulti di ogni tipo. Ma siamo andati avanti e ora l’isola è tornata ad essere vivibile». È da quasi un mese che non si vede più nessuno in mare. La capitaneria di porto conferma: «La situazione è migliorata. Non solo rispetto all’anno scorso ma anche rispetto a un mese fa». Negli ultimi mesi il centro di accoglienza ha ospitato molta più gente di quegli 800 ospiti che poteva accogliere. «Ma da un mese a questa parte non arriva più nessuno, spiega la senatrice. Vuole sapere quanta gente c’è ora nel centro? Solo 23 persone che hanno chiesto asilo». Un problema quello degli sbarchi massicci sulle coste siciliane iniziato 15 anni fa. Sei ani fa il picco. Un problema che la Spagna ha risolto prima dell’Italia. Allora le critiche erano per Zapatero, il leader di sinistra con il pugno di ferro in tema di immigrazione. Aveva creato barriere, acquistato radar e installato tecnologie sofisticate per chiedere le strade ai clandestini che arrivavano dall’Africa. Il Marocco era il tallone d’Achille iberico. Solo nel 2008 oltre diecimila persone sono state rimandate indietro. Nessuno allora aveva denunciato la Spagna. E oggi il presidente della commissione europea Jacques Barrot ammette che il problema dell’immigrazione deve essere risolto a monte, nei Paesi di partenza.
«Cioè no ai respingimenti sommari, ma la priorità resta una: fermare la carneficina nel Mediterraneo». Oggi a Lampedusa si respira un clima di tregua. La gente ricomincia a vivere nella quotidianità, a reinvestire nel futuro. C’è il turismo ad esempio a cui pensare. «Lampedusa deve tornare ad essere l’isola del turismo».
Ha detto Maroni. «Spaventati dal numero massiccio degli sbarchi, i turisti cambiavano meta, dice la Brambilla. I tour operator dirottavano i clienti su altre destinazioni meno insicure». Oggi Lampedusa può tornare a respirare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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