«Lampedusa è ok. E non fa più notizia...»

nostro inviato a Lampedusa

«Tanti più progetti realizzi, meno parole devi spendere». Il prefetto Franco Gabrielli, 51 anni, non parla a caso neanche qui a Lampedusa dove ormai per strada si incontrano meno immigrati clandestini che in centro a Milano. Parla pochissimo sempre. E da quando è al posto di Guido Bertolaso al vertice della Protezione civile (a novembre dell’anno scorso), la stampa ha rapidamente preso atto del cambio di marcia. E, non potendo più grufolare tra i sospetti e le dichiarazioni bomba, tanti giornali hanno fatto la scelta più banale smettendo semplicemente di scrivere della Protezione Civile. Il solito errore da matita faziosa. Che noia.
Prefetto, non si stupisca, è sempre così.
«C’è una incredibile tendenza a criminalizzare. Oltre ad avere rammarico per quanto sta toccando Bertolaso, confermo che i grandi risultati di questi mesi sono merito anche suo».
La «macchina sbarchi» sembra reggere. Anche il sindaco di Lampedusa si preoccupa più per le ricadute sul turismo della pessima informazione che dell’effettivo numero di arrivi.
«Qui non c’è da fare agiografia, bastano i fatti».
Dicono che la politica sia assente.
«Purtroppo a molti interessa più il solito slogan “piove governo ladro” piuttosto che valutare la realtà. E la realtà è che, nonostante la clamorosa emergenza, il governo ha dato una risposta concreta. E il sistema ha funzionato».
La svolta?
«L’accordo di Maroni con il governo provvisorio tunisino. Molti naturalmente se ne sono dimenticati, ma se la situazione regge, è merito di quell’accordo di inizio aprile. Fino a quel momento, in poco più di due mesi e mezzo, erano arrivati a Lampedusa circa 25mila tunisini. Da allora, solo poche centinaia».
Lei a Lampedusa ha seguito la manifestazione «Sùsiti», organizzata da Claudio Baglioni: con partite di calcio della Nazionale cantanti e concerti per richiamare l’attenzione sull’isola.
«Molto bravo. Ce ne fossero di artisti come Baglioni desiderosi di impegnarsi in questo modo».
Lei oltretutto è appassionato di musica italiana.
«Nel mio ufficio la radio è sempre accesa. E l’esempio di Baglioni dimostra che non sono solo canzonette».
A un testimone oculare, Lampedusa sembra reagire bene. Ora però si dirà che il problema è di qualche immigrato tunisino che, di fronte all’obbligo di tornare in patria, ingoia lamette o tenta il suicidio.
«I tunisini non sono di solito autolesionisti. Queste sono forme estreme di reazione. Purtroppo è una delle tante drammatiche regole del gioco in giganteschi rivolgimenti come questi».
L’Italia come li sta affrontando?
«Direi bene».
Anche lei sembra aver reagito bene alla nomina a numero uno di una Protezione civile che allora era sotto assedio.
«E sono ancora fortemente preoccupato da questa situazione. Ma, se errori ci sono stati nella gestione precedente, sono stati assolutamente marginali».
Bertolaso?
«Non dimentichiamo che la sua è una vicenda ancora da definire».
Il caso G8 alla Maddalena?
«Non c’è nessun nostro funzionario indagato. Se la Protezione civile fosse un’associazione a delinquere, sarebbe un po’ diverso, non crede? La Protezione civile è troppo importante per essere strumentalizzata».
Faccia un esempio.
«Quando fu inquisito, alcuni giornali titolarono su Balducci come “numero due della Protezione civile”. Un errore marchiano».
Bertolaso ha attraversato una parabola deforme: prima esaltato poi massacrato.
«Io sono qui su sua indicazione. E sento una profonda continuità con le cose positive della sua gestione. Anche se di strada ce n’è ancora da fare, e tanta».
I cosiddetti grandi eventi?
«Se per grandi eventi si intendono occasioni come il funerale del Papa, sono d’accordo che a occuparsene sia anche la Protezione civile. Se si tratta dei Mondiali di nuoto o del G8 alla Maddalena, allora sono in dissenso. Ma bisogna ricordare che tutto ciò non è avvenuto perché l’ha deciso Bertolaso. È avvenuto in applicazione di una legge dello Stato che hanno utilizzato sia governi di centrodestra che di centrosinistra. Se non piacciono, le leggi possono essere cambiate».
C’è polemica sulla vendita dei beni acquistati per i grandi eventi.
«Nessuna polemica. Esistono i bandi di gara. Si tratta di beni che giacevano nei nostri magazzini e la cui giacenza rischiava di ridurne il valore. Non c’entrano i beni del G8 a L’Aquila».
Eccolo qui, il terremoto. Si dice che la situazione sia colpevolmente trascurata.
«La Protezione adesso non ha titolo a parlarne, visto che c’è il commissario straordinario che è il presidente della Regione. Ma mi sento di dire che l’impegno della presidenza del Consiglio su questo argomento sia inattaccabile.

Oltretutto il sottosegretario Gianni Letta, che è abruzzese, è costantemente informato e si capisce benissimo che è proteso alla soluzione migliore e più rapida del problema».
E Berlusconi?
«L’ho visto alla celebrazione del 2 giugno. E quando c’è bisogno, ci sentiamo. È molto presente».

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