Partono le navi. E partono gli aerei. Lampedusa torna a respirare, il piano annunciato solo 24 ore prima da Berlusconi entra nel vivo. E sembra funzionare. L’isola era allo stremo, il rischio di epidemie altissimo e la stagione turistica sembrava già compromessa. Ora il blitz del Cavaliere - il Cavaliere modello Napoli e modello L’Aquila, il Cavaliere che si mette l’elmetto e coordina i tecnici - mette in moto gli ingranaggi del ritorno alla normalità. All’alba parte l’Excelsior. A bordo ci sono 1.716 migranti, per usare il linguaggio della Caritas. Ma è solo il primo round; poi si muove la Catania che porta via altre 600 persone. E intanto inizia il ponte aereo: due voli, cento passeggeri a testa. Destinazione: Crotone e Bari. Il governo mostra i muscoli e spruzza efficienza su uno strato alto così di esasperazione.
All’ora di pranzo i conti dicono che la situazione, rispetto al giorno precedente, è capovolta. In poche ore se ne sono andati più di 2.500 fra clandestini e profughi. Ne restano 3.731 ma i numeri per la prima volta non fanno più paura. L’assedio è stato tolto, un terzo abbondante degli «invasori» è già lontano, la linea dell’orizzonte questa volta promette bene: altre tre navi sono alla fonda, davanti al porto.
Insomma, i giorni del bivacco e della vergogna sembrano finiti. E Berlusconi è già oltre: da Lampedusa guarda a Tunisi, dove potrebbe andare lunedì assieme al ministro dell’Interno Roberto Maroni. Lampedusa si svuota, ma la Tunisia è ancora un colabrodo e il premier lo sottolinea: «Il governo tunisino non sta mettendo in atto gli accordi sull’immigrazione stipulati con l’Italia. Il governo aveva assicurato di fermare le barche degli immigrati ma questo non è avvenuto». Non solo: c’è il problema dei rimpatri e il capo del governo non molla neanche su questo punto ed è pronto a fornire al paese nordafricano equipaggiamenti e materiale alle forze polizia tunisine, come fuoristrada e motovedette. Parla al telefono con il primo ministro tunisino Beiji Caid Essebsi, poi puntualizza: «Noi abbiamo garantito impegni finanziari per la ripresa economica delle città tunisine ma in cambio il governo di Tunisi deve accettare il rimpatrio dei suoi concittadini. Si tratta di 5mila persone che non sarebbero accettate perché noi sappiamo che dalle loro carceri sono evasi in 11 mila ed abbiamo il sospetto che possano arrivare da noi».
Per questo, con ogni probabilità, il Cavaliere lunedì volerà a Tunisi. E non si presenterà a Milano, a Palazzo di giustizia, per il secondo round dell’udienza Mediatrade. Tunisi viene prima di tutto. D’altra parte, l’emergenza non è ancora superata, la Tunisia di questi tempi è un posto scomodo. Per tutti. Duecento giovani clandestini sfilano inquieti per le strade di Lampedusa: «Non vogliamo tornare a casa. Vogliamo solo andare in Belgio e in Francia». Vengono tranquillizzati, anche se le rassicurazioni non sono definitive. Entro 48 ore verranno trasferiti in una delle tendopoli in allestimento.
Un po’ alla volta il disordine diventa ordine. Il cima cambia. E ritorna il Berlusconi antispazzatura e antiterremoto, quello che carezzava i plastici delle new town e spiegava il funzionamento dei termovalorizzatori. Il premier capace di dare la scossa, anche portando i grandi della terra in una caserma con vista sulle macerie. Qualcosa di simile accade in quel lembo di terra che spunta dal mare in fondo allo stivale. Mare e terra. Le navi viaggiano verso Taranto, le ruspe entrano in azione. Sono i soldati del Genio militare: ripuliscono la collina della vergogna, dopo due settimane di caos. Ora l’area viene disinfestata.
Si corre dunque per recuperare il tempo perduto. E Berlusconi immagina il futuro come un plastico da sistemare: «Il porto è stato rovinato dalle costruzioni e per questo abbiamo disposto il piano colore». Annunciato mercoledì ai lampedusani e ora confermato. Così come il «piano verde», pensato per ricollocare piante e palme «dopo la loro morìa».
Promemoria per il domani che verrà: Berlusconi ricorda la moratoria fiscale per un anno e l’intenzione di «rendere Lampedusa zona franca». Ma questo si vedrà nei prossimi mesi.
La giornata di oggi segna il ritorno di Lampedusa ai lampedusani.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.