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Lampo di Cavendish nella giornata dei caduti

Cap FrehelAltro che "i giganti della strada", sembrano dei birilli: in caduta libera. Se non fosse che siamo al Tour e non in guerra, dovremmo davvero fare il conto dei caduti. «Il Tour si vince in montagna, ma prima bisogna arrivarci…». Alberto Contador riassume la giornata con una battuta che la dice lunga sulla difficoltà della corsa francese.
Tutti contro tutti e molti finiscono a gambe per aria. Ieri di "chute" - di cadute - ce ne sono state davvero tante. Per terra l'olandese Gesink, uno dei grandi favoriti di questo Tour. Per terra lo sloveno Brajkovich, costretto al ritiro. Per terra per ben due volte il grande favorito alla vittoria finale: Alberto Contador. In precedenza a terra ci sono finiti il campione d'Inghilterra Wiggins e il campione di Francia Chavanel. Poi è stata la volta del belga Tom Boonen, che arriverà al traguardo dopo tredici minuti. A venti chilometri dal traguardo anche Velasco va gambe per aria. Se questi finiscono a terra per disattenzioni, lo stesso non si può certo dire per il campione di Danimarca Niki Sorensen, che viene letteralmente disarcionato da una moto che cercava di risalire il gruppo.
Tra una caduta e l'altra la tappa arriva anche al traguardo e per primo ci arriva Mark Cavendish, il britannico dell'Isola di Man che porta a 16 le sue vittorie di tappa alla Grande Boucle (Petacchi fora all'ultimo chilometro; Oss chiude nono). In maglia gialla sempre il norvegese Thor Hushovd. Oggi sesta tappa: dalla Bretagna alla Normandia, passando per Mont Saint Michel, prima di arrivare al santuario di Santa Teresa.

Da Dinan a Lisieux, 226 km, la tappa più lunga del Tour.

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