Fabrizio De André ha detto di lui: «riveste di musica la mia balbuzie melodica», Mogol «un condottiero medievale» ma tutti, da Giorgio Gaber a Caterina Caselli, da Paolo Conte a Francesco De Gregori devono qualcosa a Carlo Emanuele Ricordi, meglio noto come Nanni, luomo che - insieme a Vincenzo Micocci - inventò i cantautori e che è scomparso laltra notte, a 79 anni, nella sua casa di campagna dopo una lunga battaglia contro una paralisi sopranucleare progressiva.
Ultimo erede di Giovanni Ricordi, fondatore della gloriosa casa di edizioni, dopo una esperienza a New York dove conosce crooner e cantanti moderni come Perry Como, torna a Milano per costruire la storia della musica leggera italiana. Lattività discografica della Dischi Ricordi inizia nel 1958 con le opere di Maria Callas (lincisione di Medea fu un vero e proprio evento) e Giuseppe Di Stefano, ma Nanni, insieme al fido Franco Crepax, bazzicando i locali milanesi comincia ad arruolare artisti sconosciuti e «diversi», come Gaber e Jannacci, e poi quelli che arrivano dalla confinante Liguria come Tenco, Paoli, Bindi. Insomma dalla lirica a questi strani cantanti moderni, spesso autori dei loro brani, da allora definiti cantautori, che rompevano con gli schemi della canzone del passato. Nel libro a lui dedicato Ti ricordi Nanni. Luomo che inventò i cantautori, Ennio Morricone sottolinea questo aspetto scrivendo: «Che Nanni fosse scopritore di talenti lo sapevano tutti. Ma che avesse in mente una rivoluzione nella canzone italiana non molti lo sanno. Linvenzione dei cantautori è sua. Sua è la riconsiderazione dei temi melodici e dei testi poetici verso una libertà - soprattutto nei testi - che superasse in tutto la routine nella quale era caduta la canzone italiana».
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