Roma

Al Lapidarium la Spoon River dell’antica Roma

Dopo trent’anni di lavori, riapre al pubblico la galleria che raccoglie lapidi e iscrizioni che raccontano la nostra città

Silvia Castello

Epigrafi e musica chill out. Ha una colonna sonora sperimentale il nuovo allestimento della Galleria Lapidaria in Campidoglio che riapre al pubblico con la prestigiosa Collezione epigrafica dei Musei capitolini dopo un restauro durato quasi trent’anni. Ed è situata negli ambienti della Galleria di Congiunzione: la struttura sotterranea che unisce il Palazzo Nuovo e il Palazzo dei Conservatori al Palazzo Senatorio e li mette in comunicazione con il Tabularium (78 a.C.).
«L’allestimento del complesso nasce dall’analisi di circa 1.400 iscrizioni antiche, latine e greche, che facevano parte dell’allestimento realizzato negli anni Cinquanta del secolo scorso per il III Congresso internazionale di epigrafia greca e latina, cui sono stati aggiunti quei reperti utili ad integrare l’illustrazione delle tematiche scelte lungo il percorso espositivo», spiega la curatrice Daniela Velestino. I dieci settori dell’esposizione descrivono particolari aspetti della vita sociale e privata dei Romani. Le iscrizioni sono state suddivise in sezioni anche in base ai testi: «questo implica ad esempio che le epigrafi, pur essendo in maggioranza di natura sepolcrale, siano state utilizzate per illustrare una professione, un corpo militare, una caratteristica delle aree sepolcrali o elementi della legislazione ad esse relativi», continua Velestino. L’epigrafe è un documento scritto di chiara leggibilità e alto valore testimoniale realizzata per essere fruibile da tutti in un preciso momento storico. Rilevante è quindi la sezione dedicata ai differenti linguaggi in uso nel mondo romano. Per questo lo stato romano permise che nei testi scritti, le lingue straniere venissero affiancate alla lingua ufficiale del latino e alla «seconda lingua» dell'impero: il greco. Esempio di questo bilinguismo greco-romano è un atto ufficiale inciso su una tavola bronzea che era conservata nella Sala delle Colombe del Palazzo Nuovo - una deliberazione del Senato del 78 a.C. (senatus consultum de Asclepiade), relativa a personaggi vissuti nelle province d'Asia e Macedonia. Nel settore riguardante «il culto» incuriosiscono invece le dediche «itus et reditus» (andata e ritorno) relative al buon esito di un viaggio, come l'ex voto di Iovinus a Caelestis proveniente dal tempio della dea sul Campidoglio. Mentre per le epigrafi onorarie incise sulle basi di statue come «cursus honorum» a cui si aggiungevano le qualità personali, spiccano quelle di due leader politici: Quinto Aurelio Simmaco e Virio Nicomaco Flaviano, tra i più significativi esponenti dell'aristocrazia del IV secolo d.C.
Galleria Lapidaria dei Musei Capitolini Ingresso e biglietteria: via San Pietro in Carcere.

Orario: mar-dom dalle 9 alle 20.

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