Al terzo posto del podio dei peggiori, questa settimana, troviamo la senatrice del M5S, Alessandra Maiorino, per il brutto epiteto rivolto a Giorgia Meloni. A sinistra siamo a chi la spara più grossa. La scorsa settimana il leader della Cgil, Maurizio Landini, aveva toccato il fondo dando della "cortigiana" al nostro presidente del Consiglio; questa settimana, in Aula, la grillina non è caduta tanto in basso ma non ha risparmiato al capo del governo un linguaggio che, a parti invertite, avrebbe sicuramente scatenato le ire e le proteste delle femministe. "Anche oggi - ha detto - l'abbiamo dovuta vedere nelle vesti di cheerleader del presidente di un altro Paese". È lo spirito del partito del "vaffa", sempre pronti a denigrare anziché confrontarsi sulle idee. Purtroppo, in questo preciso storico, questa è la cifra stilistica dell’intero centrosinistra che, non sapendo come imporsi nel dibattito politico, non fa altro che sferrare colpi bassi.
Al secondo posto abbiamo Souzan Fatayer, nuova scoperta della premiata ditta Bonelli-Fratoianni. Dopo Soumahoro, Lucano e la Salis, ecco Avs prendere questa docente dell'Università Orientale di Napoli, sostenitrici accanita della causa palestinese, e farla correre alle regionali in Campania. Lei si definisce 'na palestinese napulitana. E assicura di volersi impegnare per i giovani, una sanità migliore, l'istruzione e via dicendo. Ma se andiamo a scorrere i suoi vecchi post ne troviamo diversi a dir poco imbarazzanti: attacchi a Israele, esaltazione dei "martiri" e persino la condivisione di un video in cui viene rimpianto Hitler. Si vede che, non avendo imparato nulla dagli errori di Matteo Ricci, il candidato del centrosinistra nelle Marche che voleva riconoscere la Palestina, Avs punta ai voti dei pro Pal. La politica, però, non dovrebbe inseguire le piazze e soprattutto non dovrebbe fomentare certi sentimenti sui social.
Al primo posto abbiamo il campo largo, anzi larghissimo, dell'emergenza democratica che non c'è. È sempre la stessa balla, sempre la stessa bufala che usano per fomentare il loro elettorato. Ad aprire le danze è Elly Schelin, dal palco del congresso del Pse ad Amsterdam, dopo il vile attentato a Sigfrido Ranucci. Nell'esprimergli solidarietà dice: "La democrazia è a rischio, la libertà di espressione è a rischio quando l'estrema destra è al governo". E poi lo stesso Ranucci che a un seminario al Parlamento europeo dice: "Abbiamo in Italia un editore, come Angelucci, deputato, i cui giornali si sono prestati alla delegittimazione del sottoscritto". E, infine, i Cinque Stelle che organizzano un sit in che dovrebbe essere a sostegno della libertà di stampa ma che finisce per essere un plotone d'esecuzione per il governo. Il tutto dimenticandosi di quando erano i primi a fare liste di proscrizioni con i giornalisti esponendoli al fuoco incrociato dei loro sostenitori.
Il punto è che questa sinistra prende un dramma vero, quello delle mafie che mettono le bombe, per e lo usa per attaccare il governo e i giornali che a loro non piacciono. Uniti non per difendere la libertà di stampa. Uniti da un intento di odio. Di odio nei confronti della Meloni e del centrodestra.