Lapidata dal marito: difendeva la figlia dalle nozze combinate

ModenaTragedia in una famiglia pakistana. La figlia di 20 anni, Nosheen Butt, rifiuta il matrimonio combinato con un connazionale, la madre 46enne si mette dalla sua parte e viene lapidata dal marito, nell’orto davanti a casa. Begm Shnez è stata uccisa così, con una mattonata alla testa, da Hamad Khan Butt, 53 anni, mentre il figlio 19enne Humair feriva a sprangate la sorella: la giovane è stata portata all'ospedale modenese di Baggiovara, è in prognosi riservata, non in pericolo di vita.
È successo ieri pomeriggio a Novi, il paese emiliano al confine con la provincia di Mantova dove un anno fa il parroco, don Giorgio Panini, uccise Sergio Manfredini, l’amico che abitava in canonica con la moglie. La famiglia pakistana vive nel condominio al civico 38 di via Veles Bigi. La discussione è iniziata alle 16.30. La giovane si ribella alla decisione del padre, di professione saldatore in un’azienda di Soliera, di maritarla a uno che non ama. «Intanto lo devi frequentare – le impone -, ho deciso io. Non aggiungere altro». Lei rifiuta, si mette a sbraitare, il litigio dura un buon quarto d’ora. Padre e figlia arrivano alle mani, la madre si mette di mezzo. L’uomo perde il controllo, scende nel cortile di casa e la centra con un mattone. Il figlio Humair, operaio in una stireria del paese, nel frattempo se la prende con la sorella, colpendola ripetutamente con una spranga di ferro. In quell’edificio vivono pure gli altri tre figli della coppia: i due più piccoli, di 4 e 6 anni, erano spaventatissimi, sono stati tenuti lontani dalla lite, mentre la più grandicella, 14 anni, era fuori.
È stata una vicina di casa, sentendo le grida strazianti delle due donne, a dare l’allarme. All’arrivo dei soccorsi Begm Shnez era ancora in vita, si è spenta qualche minuto più tardi in ospedale, mentre la figlia è stata intubata in tempo. Padre e figlio sono stati subito arrestati, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, nell’interrogatorio in caserma, a Novi, anziché confessare l’aggressione simultanea: in serata sono stati trasferiti nel carcere di Modena.
Questa storia ricorda la fine di Hina Saleem, la ventunenne che voleva vivere all’occidentale e per questo fu sgozzata il 10 agosto del 2006 a Sarezzo (Brescia) nella casa dei genitori. Allora la madre di fatto accettò la follia del marito, ieri è stata la mamma di Nosheen a pagare con la vita la ribellione della figlia. La vicenda scuote gli undicimila abitanti del paese della ricca provincia modenese, dove negli ultimi anni sono arrivate centinaia di immigrati, con una comunità pakistana impiegata soprattutto in agricoltura.
A Brescia Mohamed Saleem, il padre di Hina, è stato condannato a 30 anni, nella tragedia di Novi c’è da valutare il ruolo del diciannovenne nella morte della madre. Nosheen ha fratture multiple, in particolare al braccio destro, e lesioni alla testa per le quali è stata operata nella serata di ieri. La giovane è iscritta all’istituto commerciale di Carpi, da quando aveva iniziato le scuole superiori si era occidentalizzata, frequentava amiche italiane, lì erano cominciati i dissapori con il papà.

Voleva fare di testa sua, aveva in progetto di andare a vivere da sola, nella più attraente Carpi, comunque rifiutava a priori l’idea dell’unione con un connazionale che conosceva appena.
La famiglia Butt era a Novi da un decennio, la vittima era casalinga, si occupava dei 5 figli, ai quali ora resta solo questo padre padrone.

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