Si può dire che la sua storia ruoti attorno: a due parole («buonsenso» e «libertà»), a una sliding doors e a due centimetri di circonferenza. Certe volte, succede dalla sera alla mattina ciò che non succede in dieci anni. Nella sua vita è andata così, per più di una volta. Siccome era molto alta, per avvicinarsi agli amici si ingobbiva e così sua mamma, stanca di vederla piegata in avanti e con le spalle chiuse le intimò: «Ho sentito alla radio di una scuola per modelle, ti ci iscrivo così ti insegnano a star dritta». Lei aveva quindici anni, era bella da fermare i treni (ma forse non lo sapeva), studiava pittura e stava bene così. Non aveva alcuna voglia di andare a Mosca, di infilarsi i libri sotto i gomiti e imparare a guardare nell'obiettivo. Eppure...
Frequentò la scuola come voleva la mamma e al momento del primo casting per un'agenzia lei e la sua amica erano così spaventate dalle altre ragazze che cercavano di intimidirle con «biancheria color carne», «tacchi» e «calze velate» che se la diedero a gambe. Ma sul portone, proprio quando già sentivano il profumo di fuga riuscita, incontrarono la direttrice della loro scuola (sliding doors) che le riacciuffò e le portò davanti agli esaminatori. Ludmilla Voronkina (oggi Bozzetti) nasce in quel momento. Era agosto del Duemila: non solo fa il casting, non solo finisce sulla sua prima copertina a quindici anni (di Harper's Bazaar), ma la copertina vince anche un premio a Mosca e la moda ormai la reclama: «Quando vieni a Milano?», «Quando vieni a Parigi?». Il 19 novembre Ludmilla compie sedici anni, fa il passaporto russo, quello internazionale e un visto per Parigi. «Libertà» e «buonsenso»: la prima gliela concede sua madre tremando e piangendo ma cambiando il corso della sua esistenza, il secondo è quello a cui lei stessa si aggrappa per cavarsela a migliaia di chilometri da casa. Ma è solo l'inizio. Ventitré anni dopo, oggi, Ludmilla inaugura una mostra fotografica a Milano (un'anteprima a Dubai ha già avuto grande successo) nella quale lei è la musa di Max Vadukul. Una quarantina di scatti esposti alle Gallerie d'Italia fino al 19 novembre (giorno del compleanno della modella) per insegnarci che si può essere attrici anche da ferme: senza l'ausilio della parola, del tempo e del movimento. Esprimendo tutto fissando un obiettivo o fingendo di ignorarlo. Il grande fotografo inglese (che vive in America), ha scelto Ludmilla tra tutte le icone a sua disposizione perché in questa sola donna ha visto tutte le donne di cui aveva bisogno per la sua rassegna Through Her Eyes-Timeless Strength. Una spia, una contadina sexy, una moglie per bene, una rivoluzionaria, una bambina nostalgica, una femmina risoluta che si sostituisce agli uomini al fronte e molto altro ancora («Le donne sono eccezionali, contengono ogni cosa, sono l'inizio di tutto» dice Ludmilla emozionata). Compreso lo scatto che andrà all'asta per sostenere la Fondazione Veronesi (i proventi della vendita andranno interamente devoluti), «secondo loro era quello più adatto, sono vestita da maschio ma si intravede il seno». Ognuno vedrà la donna che ha il bisogno di vederci. Una quarantina di scatti in cui Ludmilla si trasforma in chiunque. Impastando se stessa e la sua storia con quella dei suoi avi, tenendosi addosso tutto ciò che è, che è stata e che avrebbe potuto essere. «Siamo fatti del nostro passato, delle nostre madri, delle nostre nonne, dei loro antenati. Ho imparato tanto sul set di Max. Mi sono immedesimata in tanti personaggi che hanno finito con l'essere parte di me. La testa fa una cosa e il corpo finisce col crederci». E a proposito di corpo, non avrebbe potuto trasformarsi in chiunque se avesse avuto una sola, immobile espressione. Per preparare il set della mostra (costumi vintage originali, arredi, parrucche...) ci sono voluti tre-quattro mesi: «Fondamentale è stato il lavoro della moglie di Max, una delle più importanti stylist italiane, Nicoletta Sartori» spiega la Voronkina; per scattare le immagini in una villa privata vicino a Milano, sono serviti solo due giorni. «Scatenati, divertiti» sono state le uniche indicazioni del fotografo. Max Vadukul e Ludmilla: il nastro si riavvolge. Si conoscono durante uno shooting di Roberto Cavalli, che è uno dei tanti stilisti per i quali lei lavora tra Milano e Parigi. «Quando sei entrata tu, è sparito tutto il resto» le dirà Max. In quegli anni Ludmilla partecipa anche al casting per una grande azienda americana ma è il periodo in cui deve decidere dove sarà la sua prossima casa, le piace Parigi, un po' meno i suoi abitanti. È quando vede il Duomo di Milano che il cuore inciampa e poi le persone che le vanno incontro invece che farla sentire una straniera come le succedeva nella capitale francese («mia mamma è russa, mio papà ucraino, per questo trovo ancora più inconcepibile ciò che sta succedendo con questa guerra assurda tra fratelli. Siamo un unico popolo»). Quando decide che Milano è la sua patria le arriva la telefonata dell'agenzia di modelle: «Hai le proporzioni perfette, l'azienda americana ti vuole, mandaci le misure».
Ma mesi d'Italia... la pasta scrolla via le mancanze, Ludmilla prende il metro e scopre due centimetri in più nella sua esilissima circonferenza: fuori taglia per i committenti Usa. La salvezza: si resta a Milano. Saltando un sacco di passaggi si arriva all'incontro con Giovanni Bozzetti (imprenditore e politico) che è il migliore amico del marito della sua migliore amica. Escono a cena in quattro ma Ludmilla e Giovanni iniziano a parlare tra loro non lasciando tempo e spazio ad altro. Succede così per un sacco di cene con gli amici che si congedano divertiti e un po' scocciati: «Beh... noi andiamo». È una sera di Natale del 2015 quando i due decidono che sono davvero una coppia: «Perché non ti trasferisci da me?» chiede lui in un lampo romantico. «Mi trasferisco solo da mio marito» risponde Ludmilla con la pragmaticità che sanno avere solo le donne.
Un anno e mezzo dopo si sposano: prima nel deserto di Dubai, poi con una festa al Mandarin di Milano dove si era svolta quella cena di Natale. È il nuovo inizio di una delle sue tante vite, il racconto di una delle moltissime donne che riesce ad essere e che da oggi sono in mostra.
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