Alla vittoria di Andy Warhol da Phillips de Pury di qualche giorno fa, Roy Lichtenstein ha risposto trionfando l'altra sera da Christie's. Facendo finire in una sorta di «no contest» la gara tra due icone della pop art: al record di 63.3 milioni di dollari, pari a 46.3 milioni di euro, registrato dal primo, il secondo ha risposto con una «botta» da 42.6 milioni di dollari, oltre 31 milioni di euro. Come se la grandi crisi economica in cui si sta dibattendo l'intero mondo occidentale, non sfiori il mercato dell'arte moderna. È infatti record anche per la stessa Christie's di New York, dove le vendite autunnali di arte contemporanea e del dopoguerra hanno superato complessivamente i 270 milioni di dollari, poco meno di 200 milioni di euro. Venduti il 93 per cento dei 75 lotti proposti, con quattro opere al di sopra dei dodici milioni e undici artisti che hanno battuto il proprio record personale.
Tra cui appunto Roy Lichtenstein. Nato nel 1923 a New York, città in cui poi morì nel 1997, tenne la sua prima mostra nel 1951, esponendo dipinti e assemblaggi di oggetti trovati e materiali vari. Nella mostra successiva, organizzata nello stesso anno dalla John Heller Gallery di New York, presentò lavori ispirati al tema della frontiera americana. Nel 1956 realizzò la litografia Ten Dollar Bill, che sembrò anticipare alcune tematiche della Pop Art. Più tardi la sua pittura si avvicinò all'Espressionismo Astratto. Comparvero nei suoi dipinti i primi personaggi dei cartoni animati: Topolino, Paperino e Bugs Bunny. Inserì nei suoi lavori elementi tipici del mondo pubblicitario e dei fumetti, utilizzando il puntinato Benday e si avvicina a tematiche pop. Tra i suoi capolavori il famoso «Ohhh... Alright...» del 1964, una donna al telefono dall'aria molto seria con un fumetto che le esce dalla bocca in cui appunto è scritta quel «Ohhh...» nel senso di sospiro seguito da «Alright», cioé «va bene».
L'altra sera il dipinto è stato battuto da Christie's a New York alla cifra record, per l'artista, di oltre 42 milioni di dollari. Più del doppio del precedente primato di Lichtenstein, stabilito con 16.2 milioni di dollari con una tela venduta sempre da Christie's nel 2005. Il Liechtenstein venduto l'altro giorno apparteneva a Steve Wynn, il magnate dei casinò di Las Vegas, che voleva venderlo da diversi mesi. Ma la somma chiesta all'inizio era decisamente sopravvalutata, cioè 50 milioni di dollari. E solo grazie ai continui rilanci dell'ignoto compratore finale, la cifra finale ha raggiunto la quotazione record.
Nelle stessa asta newyorchese, Andy Warhol, nato a Pittsburgh nel 1928 e morto a New York nel 1987, anche se battuto da Lichtenstein, è riuscito ugualmente a monopolizzare la vendita con 16 lotti aggiudicati. Tra questi «Big Campbell's Soup Can With Can Opener (Vegetable)» del 1962 si è piazzata al secondo posto con 23.8 milioni di dollari, poco meno di 17 milioni e mezzo di euro. L'opera è stata venduta da Barney Ebsworth, un collezionista di Seattle impegnato nella raccolta di fondi per costruire una chiesa disegnata dall'architetto giapponese Tadao Ando.
Warhol tuttavia aveva già segnato un record qualche giorno prima alla Phillips de Pury. La casa d'asta aveva battuto per 63.3 milioni di dollari la tela in bianco nero «Men in her life» che ritrae Elizabeth Taylor con alcuni dei suoi mariti come Mike Todd e Eddie Fisher. Si tratta comunque della seconda cifra più alta mai pagata per un'opera di Warhol: il primato rimane alla tela «Green Car Crash» del 1963, aggiudicata per 71.7 milioni di dollari, oltre 52 milioni e mezzo di euro, nel 2007.
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