Lidia Scognamiglio
Estate, tempo di vacanze e di abbandoni. Un nuovo episodio di maltrattamento danimali nella Capitale. La vittima, questa volta, è un gatto persiano di due anni, morto di fame e di sete, dopo essere stato abbandonato dal padrone. Questultimo aveva traslocato lasciando nel vecchio appartamento il povero animale, che dopo più di un mese senza cibo, né acqua, non ha avuto scampo.
Il 27 luglio, dopo molti giorni dallallontanamento del proprietario, il gatto era stato visto dai vicini aggirarsi denutrito sul davanzale di una finestra dellappartamento. Nonostante sia stato ripetutamente contattato dai condomini e dalla padrona di casa, il padrone dellanimale aveva assicurato che sarebbe andato a riprendersi lanimale senza, però, mantener fede alla promessa. Neanche le sollecitazioni dei carabinieri e gli appelli di chi si offriva di adottare il gatto sono riusciti a smuoverlo.
Soltanto il due agosto, dopo un esposto presentato ai carabinieri della stazione «Città Giardino» dalla padrona dellappartamento, le forze dellordine sono intervenute. Per il gatto, però, non cè stato nulla da fare: ricoverato alla clinica veterinaria «Etiopia», nonostante le cure, non è riuscito a sopravvivere. Il proprietario rischia di essere condannato con la reclusione da tre mesi a un anno o con la multa da 3mila a 15mila euro.
Immediate le polemiche dal mondo delle istituzioni e delle associazioni. «Chiederò allAvvocatura comunale di consentire allufficio Diritti animali del Campidoglio di costituirsi parte civile. Il responsabile di un atto così riprovevole e vergognoso deve pagare ed essere condannato, visto che le leggi di tutela degli animali ci sono». Lappello di Monica Cirinnà, delegata del sindaco per i Diritti degli animali, è seguito anche dalle associazioni di tutela e protezione degli animali Lav e Anpa, che hanno deciso di costituirsi parte civile di un eventuale processo. «Quanto è accaduto - afferma il responsabile della delegazione romana della Lav, Luigi Viglione - è di estrema gravità, perché testimonia labuso compiuto ai danni di un animale da parte dello stesso possessore, persona che lo ha accudito per anni e che, per motivi inqualificabili decide dimprovviso di abbandonarlo nel peggiore dei modi».
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