Latina: il neonato ucciso con 13 colpi di forbice

La mamma aveva tenuto nascosta la sua gravidanza

Claudio Barnini

Lo ha ucciso con 13 colpi di forbice, due dei quali mortali al cuore. Questi gli agghiaccianti risultati dell’autopsia sul corpo del neonato trovato cadavere all’interno di una scatola di scarpe in un’abitazione di via Mosca, a Latina. Di questo orribile fatto deve rispondere la madre, una giovane badante polacca di 23 anni, Dorata K. che da lunedì sera si trova agli arresti a Rebibbia con la pesante accusa di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere.
Ieri la donna è stata interrogata nel carcere di Latina dal Gip Aldo Morgigni, ma nessuna indiscrezione è trapelata. Proprio ieri comunque si è scoperto che a telefonare alla polizia era stato anche il medico di turno al Pronto soccorso dell’ospedale «Goretti» dove la giovane si era recata accompagnata dalla sorella. Il sanitario infatti aveva subito intuito che dietro a quella violenta emorragia doveva esserci qualcos’altro e così aveva pensato bene di avvisare gli agenti che nel frattempo erano stati allertati anche dalla signora Maria, l’anziana 86enne padrona di casa per la quale la giovane polacca prestava servizio da tre mesi come badante.
Ieri, dunque, nel nosocomio cittadino si è svolto l’esame autoptico del neonato, ed è stato il dottor Mauriello a rendere ufficialmente le cause della morte del piccolo. In attesa degli esiti ufficiali, per i quali bisognerà attendere i canonici 60 giorni, è stato accertato che il neonato è stato colpito da ben tredici colpi di forbice, lo stesso arnese che la donna ha probabilmente usato per recidere il cordone ombelicale e che è stato sequestrato in casa dagli agenti. Fendenti micidiali alla schiena, dei quali due letali giunti sino al cuore ma anche un forte colpo alla testa, quasi sicuramente portato con la cornetta della doccia.
«Ho nascosto la gravidanza a tutti», continua a ripetere la giovane ma intanto gli uomini del vice questore Fabio Ciccimarra avrebbero già individuato il padre del neonato. Si tratterebbe di un connazionale della 23enne. Una relazione, la loro, poco chiara. Secondo i «beninformati» l’uomo sarebbe sposato e per questo la donna avrebbe pensato di eliminare il bambino. Al momento, comunque, l’uomo non risulta indagato né tantomeno responsabile di alcunché. Tra i motivi che avrebbero spinto la giovane badante all’efferato delitto ci sarebbe anche quello della paura di perdere il posto di lavoro. Del resto la stessa signora Maria avrebbe confermato di non essersi mai accorta che Dorata fosse incinta.


Intanto, l’associazione «I diritti civili nel 2000» (che assiste quotidianamente centinaia di mamme in difficoltà di cinquanta nazionalità diverse) ha inviato una lettera al sindaco di Latina Vincenzo Zaccheo affinché venga effettuata «una cerimonia pubblica di commiato con la partecipazione dell’autorità di competenza per un intimo ricordo a una creatura che non ha visto la luce del sole».

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