Apparentemente quello di Latina è un semplice test locale. Nella sostanza è una elezione amministrativa dal valore politico-simbolico, una cartina di tornasole per la definizione dell'identità presente e futura di Futuro e Libertà, una misura della volontà dei finiani di muoversi nel territorio del centrodestra e di circoscrivere il perimetro delle alleanze escludendo abboccamenti con il Partito Democratico o con la sinistra.
E' per questo che l'operazione Fli-Antonio Pennacchi a Latina - con lo scrittore che potrebbe presentarsi come capolista - fa discutere e provoca sommovimenti profondi dentro il gruppo dei finiani dove si celebra un vero e proprio duello al sole tra coloro che spingono per «andare oltre gli steccati» e trasformare Latina in un laboratorio e chi si infuria e dice no alla tentazione dell'alleanza a sinistra attraverso il mastice del «fasciocomunista» Pennacchi.
«Nelle consultazioni delle grandi città c'è un valore politico indiscutibile, ma le elezioni sono amministrative. E poi: Latina è Latina, Pennacchi è Pennacchi» dice il capogruppo Fli, Benedetto Della Vedova. «Spero - dice - che l'operazione vada in porto e penso che sarebbe stupido per Futuro e Libertà farne un elemento di polemica interna. Pennacchi mi sembra una positiva e vitale eccezione alla regola per le amministrative che è chiara, cioè candidature indipendenti dai vecchi blocchi». Ma l'area moderata che fa capo ad Adolfo Urso e ad Andrea Ronchi vede l'operazione Pennacchi come il fumo negli occhi, temendo che la scivolata a sinistra compiuta a Latina possa proiettarsi poi a livello nazionale. «Latina - spiega Adolfo Urso - è un simbolo nella tradizione della destra italiana, dove per la prima volta si concretizzò l'aspirazione a una destra di governo, per questo - sottolinea - è importante più che altrove l'indicazione che Fli darà agli elettori». Urso dice di sperare che «le assicurazioni date dal vicepresidente Bocchino trovino una concreta attuazione smentendo chi ancora oggi teorizza una sorta di laboratorio politico con il Pd». Ci va giù ancora più duro l'europarlamentare Potito Salatto. «Così - attacca - non si va da nessuna parte. Ho l'impressione sempre più crescente che si faccia di tutto per non far crescere Fli nel Lazio.
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