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"Latina come Waterloo" Fli si spacca sulle alleanze

Dal caos per la candidatura del fasciocomunista Pennacchi alle ambiguità in Campania: i futuristi non sanno con chi stare e rischiano di sgretolarsi

"Latina come Waterloo" 
Fli si spacca sulle alleanze

Roma - Come prevedibile il Fli si frantuma via via che si avvicina la data delle elezioni amministrative. Ci sono da scegliere i candidati migliori ma soprattutto si tratta di ragionare su chi puntare nel caso in cui al ballottaggio ci arrivino i due candidati di centrodestra e di centrosinistra. E in Futuro e libertà è già dilemma: «Che fare?». L’ultimo caso l’ha fatto scoppiare il fasciocomunista Antonio Pennacchi che ha proposto una lista «Pennacchi-Fli per Latina» al fine di appoggiare il candidato sindaco di centrosinistra Claudio Moscardelli. Naturalmente l’ipotesi ha scosso fin dalle fondamenta i futuristi, spaccati tra il «si potrebbe fare» e il «neanche per idea». Tra questi ultimi l’eurodeputato Potito Salatto che ha subito fatto partire le sue doglianze: «Se la dirigenza nazionale dovesse avallare il disegno Fli-Pd in un capoluogo di provincia come Latina, le ripercussioni interne sarebbero dirompenti, lascerebbero il segno in quanti continuano a ritenere Futuro e libertà un partito che si muove nel centrodestra e in particolare in quel nuovo polo alternativo al Pd stesso». Non solo. Riconoscendo il disorientamento degli elettori, l’euronorevole va giù duro: «Il nostro elettorato, già di per sé sbandato per molti motivi, non ci capirebbe e sarebbe pronto a punirci, ad abbandonarci. Insomma, a conti fatti, Latina può trasformarsi nella Waterloo di Fli». Potito Salatto, esponente di spicco dell’ala moderata che fa capo a Urso, accusa i falchisti: «È ridicolo che si continui a parlare della candidatura del fasciocomunista Pennacchi in una lista appoggiata da Fli. Cosa c’entri l’onorevole Granata con Latina ancora non si capisce. Così - aggiunge Salatto - non si va da nessuna parte».
A cercare di sedare gli animi tra i futuristi ci prova il leader pro tempore Italo Bocchino che assicura: «Alle elezioni amministrative in nessun caso il simbolo di Fli sarà alleato con quello del Pd, nemmeno a Latina». E se parla Bocchino è come se parlasse Fini che stasera interverrà a Ballarò. Nodo sciolto, quindi? No perché un altro pezzo grosso futurista, il capogruppo alla Camera Benedetto Della Vedova, poche ore dopo lanciava il fasciocomunista: «Nelle consultazioni delle grandi città c’è un valore politico indiscutibile ma le elezioni sono amministrative. E poi: Latina è Latina, Pennacchi è Pennacchi». E ancora: «Spero che l’operazione vada in porto e penso che sarebbe stupido per Futuro e libertà farne un elemento di polemica interna». Però la polemica c’è e raggiunge livelli di guardia. Anche il moderato Urso scende in campo: «Latina è un simbolo nella tradizione della destra italiana, dove per la prima volta si concretizzò l’aspirazione a una destra di governo. Spero che le assicurazioni date da Bocchino trovino una concreta attuazione».
Ma non c’è solo la questione Latina. Nella terra di Bocchino, in Campania cioè, il coordinatore regionale Enzo Rivellini mette le mani avanti: «Ha perfettamente ragione l’onorevole Taglialatela (coordinatore cittadino del Pdl), non si possono consegnare le dieci municipalità alla sinistra dopo 36 anni di malgoverno della città di Napoli. È auspicabile, quindi, che nelle municipalità ci possa essere un accordo con il centrodestra in modo da mandare finalmente a casa questa sinistra che ha ridotto la nostra città ai minimi termini».
E sempre a Napoli il Fli rischia addirittura la scissione interna. A molti militanti, infatti, non è piaciuta affatto la presenza, accanto a Bocchino, di Alfredo Vito. Ex Dc, soprannominato «mister centomila preferenze», Vito patteggiò una pena di due anni, con sospensiva della stessa, che venne poi cancellata cinque anni dopo da ogni foglio penale a chiusura di sei vicende giudiziarie, relative a reati contro la Pubblica amministrazione. Vito, presente a un comizio di Fini a Napoli, già qualche mese fa provocò un mezzo terremoto tra i futuristi, con Granata in prima fila a dire «Quello è incompatibile con noi». Ora la questione si riapre con un’aggiunta.

Si tratta di Pietro Diodato, ex consigliere regionale al centro di alcune inchieste giudiziarie e di recente condannato per i disordini alle elezioni comunali del 2001 nel seggio di Pianura.

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