Latte in polvere, maximulta ai produttori

Le aziende dovranno pagare 10 milioni di euro

Enza Cusmai

da Milano

Basta controllare i prezzi in un qualsiasi supermercato per rendersi conto che non è cambiato granché dopo quasi due anni di annunci e di promesse mancate: il latte in polvere, quello per i bebè, è sempre alto, troppo per un bene di prima necessità che all’estero costa fino a quarto del prezzo fissato in Italia: 10 contro 40 euro.
E così, alla fine è arrivata la mazzata per le aziende produttrici. Quasi dieci milioni di euro di multa, 9 milioni e 743.000 per la precisione, inflitta dall’autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ai sette produttori di latte in polvere: Heinz Italia, Plada, Nestlè italiana, Nutricia, Milupa, Humana Italia, Milte Italia. Motivazione: attività restrittiva della concorrenza perché, dice l’Antitrust, «quelle aziende hanno concordato il mantenimento di elevati livelli di prezzo del latte per l'infanzia in violazione dell’articolo 81 del Trattato UE».
La guerra del latte dunque, non sembra affatto finita. Dopo mesi di trattative tra ministero della Salute (c’era Sirchia) e aziende che hanno prodotto solo lievi flessioni (al massimo del 25%) di un prodotto sempre carissimo, ora si va per vie legali. Plasmon e Humana hanno già annunciato ricorso al Tar contro il provvedimento dell’Antitrust. E gli altri marchi probabilmente seguiranno la stessa strada. L'amministratore delegato di Humana, Renato Valsasina, considera «infondate le accuse di cartello. Ci siamo sempre mossi - ha aggiunto - in piena autonomia e nel rispetto delle norme vigenti, dimostrando la massima disponibilità. Humana italia non ha mai posto in essere parallelismi di comportamento con i concorrenti, e nega di aver mai preso con loro contatti né diretti né indiretti per limitare la concorrenza». Anche la Heinz Plasmon «ribadisce di non aver avuto in alcun modo comportamenti contrari alle regole di libera concorrenza». Ma l’Antitrust tira dritto per la sua strada: «Le spiegazioni fornite dalle aziende per giustificare le anomalie di prezzo (dimensioni del mercato, costi di promozione alti, elevato numero di pediatri da informare) non sono attendibili o comunque inidonee a spiegare i differenziali di prezzo riscontrati».
Non tutti sono indignati. La Confederazione italiana agricoltori accoglie «con soddisfazione la decisione dell'Antitrust visto che da tempo aveva denunciato aumenti abnormi del prezzo del latte nel suo percorso dalla stalla al biberon: un rincaro di anche 12 volte». Per la Cia la situazione è sconcertante. «Oggi - fanno notare - il prezzo medio del latte pagato agli allevatori italiani è di circa 0,35 euro al litro e per fare un chilo di polvere servono dieci litri di latte. In totale il costo è di 3,5 euro che lievitano quando si arriva al consumatore: servono anche 40 euro per comprare una confezione di latte in polvere di 900 grammi. Un prezzo assurdo visto che in Europa il costo medio è di 10 euro al chilo». Anche Loredana De Petris, senatrice dei Verdi e capogruppo in commissione agricoltura e alimentazione, commenta positivamente la decisione di oggi dell Autorità.

«Le multe sono la conferma che la battaglia condotta dalle organizzazioni dei consumatori era pienamente legittima. Il differenziale di prezzo - dichiara la senatrice - con gli altri Paesi europei è tuttora molto elevato e testimonia che le attività di cartello praticate dalle grandi imprese del settore non sono cessate».

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