Laura Morante è Alda Merini: "Parlava ascoltando le sue voci"

L'attrice è la poetessa nel film tv "Folle d'amore": "Non la imito, la interpreto". Il regista Faenza: "Ha scritto versi bellissimi"

Laura Morante è Alda Merini: "Parlava ascoltando le sue voci"
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Gli esperti ammoniscono: una poesia non va «recitata»; va semplicemente «detta». Nel caso delle poesie di Alda Merini, che opportunamente punteggiano tutti gli snodi narrativi di Folle d'amore (il film tv dedicato alla popolare poetessa, giovedì 14 in prima serata su Raiuno) la protagonista Laura Morante ammette, coraggiosa: «In materia sono un'autodidatta. Non penso a dire piuttosto che a recitare: semplicemente, da allieva di Carmelo Bene, mi piace sentire il suono della parola. E con esso tutto ciò che la parola ncontiene: risonanze, echi, memoria. Insomma: non ci ho ragionato sopra. Mi ci sono buttata». Lo stesso, pragmatico atteggiamento l'attrice toscana l'ha avuto nell'accettare il complesso ruolo della poetessa milanese, dalla quale, pericolosamente, tutto la separava: età, origini, aspetto. «All'inizio avevo un po' paura riconosce -. Non solo la Merini era un personaggio reale, ma tutti la ricordano benissimo in tv, e la somiglianza fisica fra noi due non si poteva dire evidente. Io non ho una formazione Actors Studio, non so imitare. Ma il regista Roberto Faenza mi rassicurava: Non cerco un'imitazione, ma un'interpretazione». E qui si ritorna al suono della poesia: «Prima di ogni ciak ascoltavo le interviste della Merini, Volevo sentire la sua voce, non per imitarla ma per evocarla. Mi colpiva come lei stessa, nel parlare, sembrasse ascoltare una voce che rendeva le sue parole ispirate, intense, profonde. Le rare volte in cui non sentiva quella voce i suoi discorsi apparivano invece banali, un po' reazionari, nemmeno troppo brillanti».

Per una protagonista poco convenzionale una narrazione non banale. Folle d'amore, scritto dallo stesso regista Faenza insieme a Lea Tafuri, e prodotto da Rai Fiction con Jean Vigo Italia, attraverso le confidenze della protagonista all'amico Arnoldo Mosca Mondadori (Federico Cesari), che nella realtà ha fatto da consulente degli sceneggiatori, «racconta i momenti salienti della vita di Alda - spiega Faenza - per farla conoscere come donna e madre - molto amata dalle figlie, ad esempio, nonostante una condotta ben poco convenzionale - prima ancora che come poetessa».

Si parte da una Merini ancora giovane (Rosa Diletta Rossi) e dalla sua «ossessione» per la poesia; poi arriva l'amore totalizzante e vano per Giorgio Manganelli (Alessandro Fella), i primi successi letterari e il matrimonio con Ettore Carniti (Luca Cesa), le devastanti crisi di nervi, il ricovero in manicomio, un martirio lungo dieci anni, il ritorno alla poesia, la vasta popolarità. «Tutto commentato dai suoi versi, scelti di volta in volta fra i più adatti a collegarsi coi fatti narrati. La poetica della Merini, tutt'altro che popolare in senso stretto, ha conquistato il cuore di un vasto pubblico, anche fra i giovani. Non era un progetto facile, questo film. Ma sono convinto che avrà un ottima accoglienza. Alda vive ancora nel cuore di tanta gente. Nonostante un'esistenza tormentata ha scritto poesie bellissime, che hanno toccato il cuore e l'anima di molti, senza perdere l'ironia e la capacità di amare».

E proprio all'amore, nonché alla forte carica religiosa di quei versi, si riferisce Rosa Diletta Rossi parlando di

un «film d'amore, sacro e profano. Alda stessa diceva Non credo nella follia, ma nella mancanza d'amore. Ecco: Folle d'amore è soprattutto la storia di un amore totale, senza limiti. Che conforta, che guarisce, che salva».

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