"L'Aurora", il foglio clandestino che inneggiava all'omicidio Biagi

Il foglio di propaganda rivoluzionaria "L'Aurora - per la costruzione del Partito Comunista Politico-Militare" circola clandestinamente dal febbraio del 2003. Dell'opuscolo sono stati distribuiti finora quattro numeri. In esso si teorizza la costituzione di cellule rivoluzionarie in ogni fabbrica

"L'Aurora", il foglio clandestino che inneggiava all'omicidio Biagi

Milano - L'organizzazione eversiva curava la pubblicazione di un foglio clandestino chiamato «L'Aurora», in cui, tra l'altro, si esprimeva «apprezzamento» per l'omicidio di Marco Biagi, il giurista autore della riforma sul lavoro che porta il suo nome, assassinato dalle Br a Bologna nel marzo del 2002. Il commento, secondo quanto si apprende dagli investigatori, è inserito nel numero zero dell'opuscolo, datato estate 2002 e rinvenuto un anno dopo nella casa parigina di un esponente della Cellula per la costituzione del PCC.

Gli autori del documento sostengono tra l'altro la necessità di un partito comunista espressione "politico-militare della classe" che educhi le masse alla "lotta rivoluzionaria" e alla "guerra di classe" e che abbia come punto d'arrivo l'insurrezione armata. Gli autori, sottolineano ancora gli investigatori, si richiamano alla cosiddetta "seconda posizione" delle Br, quella movimentarista e minoritaria, opposta all'ala "militarista", quella di Lioce e Galesi.

E proprio questa posizione fa esprimere apprezzamento per l'omicidio di Marco Biagi e sottolineare però che "il livello di intervento è troppo alto se rapportato alle attuali condizioni politiche della massa, che deve seguire un percorso di maturazione graduale". L'ultimo numero de L'Aurora è della primavera del 2006 e comunque successivo alle elezioni.

Viene infatti criticata la vittoria del centro-sinistra e la maggioranza viene definita "espressione della grande borghesia imperialista". Critiche anche ai sindacati e a quei "gruppi sedicenti rivoluzionari" che hanno partecipato alle elezioni ma che in realtà conducono una "pratica da veri e proprio neo-revisionisti".

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