Pugno di ferro e fino a tre mesi di arresto per i lavavetri. Il cosiddetto «modello Firenze» attuato dalla giunta di centrosinistra, dopo lordinanza firmata lunedì dallassessore alla Sicurezza urbana del capoluogo toscano, Graziano Cioni, fa discutere anche a Roma, dove il fenomeno è diffusissimo. «Nella capitale il mercato dei lavavetri - spiega il comandante dellVIII Gruppo e del gruppo Sicurezza urbana della polizia municipale, Antonio Di Maggio - è in mano per l80 per cento dei casi a cittadini di origine romena, organizzati in famiglie riconoscibili e originarie di alcune città della Romania ben individuate e che vivono in campi nomadi spontanei o attrezzati». Un esercito che sarebbe composto da poco più di mille persone (tra adulti e bambini), dedite però anche allaccattonaggio. «Ma sono dati fluttuanti - continua Di Maggio -. Le uniche certezze vengono dalle denunce presentate dai cittadini minacciati o aggrediti o ai quali viene danneggiata lautomobile se rifiutano il servizio. Oppure da quelle sporte dagli stessi lavavetri, prevalentemente stranieri, che, volendo svolgere attività presso un incrocio, vengono minacciati e malmenati dalle bande di romeni già insediati in quel luogo».
Le norme a disposizione? Pressoché inefficaci secondo il comandante dellVIII Gruppo: «Generalmente quando fermiamo queste persone applichiamo lart. 155 del Testo Unico di Pubblica sicurezza; lart. 671 (accattonaggio) e lart. 600 (riduzione in schiavitù) del codice penale. Ma solo nel caso della riduzione in schiavitù si può però precedere allarresto, negli altri casi cè la denuncia in stato di libertà. Diverso è il trattamento quando cè violenza e minaccia, in questo caso ricorre il reato di rapina o estorsione». Così, molti dei minori che vivono col secchiello in mano ai semafori, una volta individuati vengono trasferiti al centro di accoglienza di via Vinovo, o consegnati ai genitori nei campi dove vivono. «Sulla questione dei lavavetri - commenta il comandante ad interim dei vigili urbani, Angelo Giuliani - abbiamo le armi spuntate: non ci sono norme specifiche che regolino lattività e non è vietato da nessuna parte svolgerla. Noi possiamo intervenire solo se ci sono denunce, come nel caso di aggressioni agli automobilisti o di accattonaggio e sfruttamento dei minorenni. Siamo ancora in attesa di conoscere in dettaglio il provvedimento emanato a Firenze, e nei prossimi giorni faremo il punto della situazione con lamministrazione comunale. A Roma il fenomeno dei lavavetri è iniziato nei primi anni 90 - ha concluso Giuliani -. Attualmente si concentra nelle strade dove cè più traffico e dove i tempi semaforici sono più lunghi». Un lungo elenco che comprende (tra le altre) lEur e via Cristoforo Colombo, piazza della Radio, Porta Maggiore, piazzale del Verano, il quartiere Prati e lEsquilino.
Sulla vicenda il capogruppo comunale di Fi, Michele Baldi, annuncia «che dintesa con il sindacato di polizia Consap, alla ripresa dei lavori del Consiglio proporrò che tale provvedimento venga attuato anche a Roma». Anche per il commissario romano azzurro, Francesco Giro, la scelta di Firenze Italia è positiva «ma temiamo si tratti di una bolla di sapone». Il consigliere comunale di An, Samuele Piccolo, si chiede «se Veltroni avrà il coraggio del collega di partito e sindaco come lui, Leonardo Domenici, di emettere unordinanza che vieti il lavaggio coatto dei parabrezza delle autovetture».
Lavavetri, emergenza anche a Roma
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