Hanno lavorato a bordo, alcuni per decenni, a contatto con l'amianto. Hanno tentato di ricevere, come altri lavoratori, quasi mezzo milione secondo una recente stima, l'indennità prevista dalle leggi del 1993 e del 2003, ma invano. Sono 30mila, di cui 6mila soltanto in Liguria. A fronte di decine di morti per patologie tumorali e centinaia, forse migliaia di ammalati. La rivolta dei marittimi pensionati, ma non solo, parte da Genova. Ieri, nella sede della Cgil a Cornigliano, una decina di rappresentanti si sono detti discriminati dal governo. Soprattutto da quella normativa che prevede la possibilità di presentare la domanda di riconoscimento e quindi di previdenza soltanto dietro certificazione del curriculum lavorativo, rilasciato dal datore di lavoro. Cioè l'armatore.
«Tale certificazione - spiegano i sindacati - è impossibile da ottenere perché un marittimo cambia troppo spesso compagnia di navigazione. Inoltre molte delle navi dove c'era l'amianto sono state demolite, o difficili da reperire perché battenti bandiera estera. C'è poi lil comportamento degli armatori che sono reticenti perché scatterebbe, praticamente un'autodenuncia. I marittimi sono discriminati e abbandonati a loro stessi».
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