Politica

Il lavoro dei bimbi, 250 milioni di «schiavi»

Monica Marcenaro

da Verona

«Il cioccolato potrebbe essere più dolce, se sapessimo che nelle piantagioni di cacao non ci fossero dei bimbi a lavorare». Esordisce con queste parole Maria Gabriella Lay, responsabile mondiale della campagna Onu contro il lavoro minorile, appena sbarcata a Verona al Mondadori junior festival con l'obiettivo di cogliere tutte le occasioni in cui «i media possono fare la loro parte nel creare una coscienza critica e sociale riguardo a un problema che resta enorme». Esagerazioni di una addetta ai lavori? Macché, basta scorrere i numeri del primo rapporto mondiale sul lavoro minorile di quattro anni fa e di cui verrà presentata la seconda edizione a Roma il 4 maggio, per rendersi conto che lo sfruttamento delle nuove generazioni è una piaga in tutto il mondo. Una piaga profonda.
«Dal primo rapporto mondiale sul lavoro minorile, messo a punto dall'Organizzazione internazionale del lavoro (Agenzia Onu per il rispetto sociale e per il rispetto dei diritti e principi fondamentali del lavoro) è emerso che sono quasi 250 milioni i minori sfruttati, cinque volte la popolazione italiana, sia nei paesi industrializzati, sia in quelli in via di sviluppo, e di questi 18 milioni nelle forme peggiori - sottolinea Lay - cioè nella prostituzione, nella pornografia e nei conflitti armati. A cinque anni sono già al lavoro nei campi: è l'agricoltura infatti ad assorbirne la maggior parte. E da quattro a questa parte, cioè dal primo rapporto a oggi, c'è stata qualche variazione ma la sostanza del problema non è cambiata né per gravità, né per urgenza».
«Sfruttare questi ragazzi vuol dire escluderli dall'educazione scolastica e metterne a rischio la vita - rincara la responsabile Onu - ed è dimostrato che per 50 milioni di minori che lavorano ci sono altrettanti adulti disoccupati. Povertà e ignoranza sono concause di questa emergenza che si può e deve eliminare». Di qui l'incipit perché, in questa fase di globalizzazione e delocalizzazione produttiva, «si assuma le proprie responsabilità chi prende le decisioni ed è lontano da questi problemi». Sia esso consumatore o produttore.
Per una maggiore consapevolezza si danno da fare con matite e colori anche i ragazzi a Verona, nell'ambito del filone rosso dedicato alla multiculturalità. Stanno realizzando, infatti, un grandissimo dipinto, largo 8 metri e altro 3 metri e mezzo, nell'ambito del laboratorio «Una tela per la speranza!», a cura del mensile per ragazzi Focus Junior e dell'Ilo, Organizzazione internazionale del Lavoro (agenzia delle Nazioni unite), proprio per far conoscere la triste realtà del lavoro minorile nel mondo.

In pratica è un laboratorio creativo, che si svolge in una piazza di Verona tutti i giorni dalle 10 alle 16 e che coinvolge i giovani nella realizzazione di un quadro che sarà presentato a Ginevra il 12 giugno in occasione della Giornata mondiale contro il lavoro minorile e che Maria Gabriella Lay vorrebbe vedere appeso in un luogo pubblico, in Italia come nel resto del mondo.

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