Lavoro nero, arrestati 5 «caporali»

Il gip: «Imprese superficiali nei controlli»

Reclutavano lavoratori extracomunitari clandestini, per i quali falsificavano i permessi di soggiorno, e li impiegavano, in nero, come manovali in alcuni cantieri edili in provincia di Milano, Varese, Como e Lodi. Per questo, ieri, i carabinieri della sezione di polizia giudiziaria della Procura hanno arrestato cinque persone (quattro egiziani e un italiano, Domenico Cornacchia). Il provvedimento è stato firmato dal gip Giuseppe Gennari su richiesta del pm Piero Basilone.
Secondo gli inquirenti, Cornacchia «decideva dove smistare i lavoratori, curava i pagamenti e le apparenti regolarizzazioni documentali», era «il motore indispensabile del meccanismo» e l’intermediario tra le imprese edili e la «Edilkhalifa», la ditta di Ramadan Abdelkhaled Khalifa «che svolgeva una funzione centrale nella commissione dei reati, assumendo le forze lavoro reperite sul mercato nero per poi girarle ai singoli cantieri».


Ma il giudice si sofferma anche sul ruolo delle imprese italiane, che sono «al vertice del sistema», che «si giovano del lavoro prestato dalla manodopera irregolare» e sono «disinteressate» e «superficiali» nel verificare «la regolarità delle maestranze impiegate».

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