Il Papa scende in campo in difesa dell’occupazione: bisogna fare «tutto il possibile» per salvare i posti di lavoro, con «grande senso di responsabilità da parte di tutti», in particolare in «realtà difficili» come Termini Imerese e Portovesme. L’appello di Benedetto XVI, lanciato ieri all’Angelus, è entrato direttamente nel merito delle vertenze più «calde» del momento, come quella dello stabilimento Fiat di Termini Imerese e dell’Alcoa di Portovesme, entrambi sotto minaccia di chiusura. Il monito del Papa ha raccolto il plauso sia dei sindacati sia del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, che ha invitato istituzioni e imprese a seguire l’appello di Benedetto XVI. Sacconi ha però anche «strigliato» le aziende e i loro manager, sollecitandoli a una responsabilità sociale che impedisca i ridimensionamenti, soprattutto dopo anni di utili e di aiuti.
Le istituzioni, per il ministro, devono accogliere l’appello del Papa, ma soprattutto devono impegnarsi le aziende: «Tocca alle imprese - afferma Sacconi - esprimere quanto più quella responsabilità sociale che deve indurre a non compiere frettolose scelte di ridimensionamento occupazionale dopo aver avuto lunghi anni di utili e, magari, aiuti pubblici». E, in particolare, «tocca al management, spesso ben remunerato anche in tempo di crisi, esprimere autentica capacità di riprogettazione dei destini aziendali a misura delle persone». I casi di Fiat e di Alcoa «richiamano a tutte queste responsabilità». Compito delle istituzioni è invece quello di «scoraggiare i licenziamenti, mettere a disposizione ammortizzatori sociali, come la cassa integrazione e i contratti di solidarietà». E proprio con queste risorse, ha rivendicato Sacconi, è stato possibile mantenere «collegati al lavoro circa un milione di persone». Il Santo Padre ha dato a tutti noi «un ulteriore stimolo a impegnarci in difesa dell’occupazione», ha aggiunto il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola ai microfoni del Tg1. «Il governo Berlusconi è già fortemente impegnato a tutelare il sistema industriale italiano per garantire i posti di lavoro», ha osservato Scajola, ribadendo che «questo è l’impegno prioritario che svolgiamo ogni giorno». «La crisi economica sta causando la perdita di numerosi posti di lavoro, e questa situazione richiede grande senso di responsabilità da parte di tutti: imprenditori, lavoratori, governanti», aveva detto il Papa.
«Penso ad alcune realtà difficili in Italia - ha proseguito - come, ad esempio, Termini Imerese e Portovesme». «Mi associo pertanto all’appello della Conferenza Episcopale Italiana che ha incoraggiato a fare tutto il possibile per tutelare e far crescere l’occupazione, assicurando un lavoro dignitoso e adeguato al sostentamento delle famiglie». Tra i numerosi fedeli riuniti in una Piazza San Pietro sferzata dalla pioggia, c’erano alcuni dei duemila lavoratori dell’Alcoa, con gli elmetti in testa e uno striscione. Almeno 500 operai, poi, sono attesi a Roma dalla Sardegna per domani, in concomitanza con la riunione a Palazzo Chigi, tra i vertici della multinazionale dell’alluminio, i rappresentanti del governo, quelli della Regione Sardegna e le organizzazioni sindacali. Le accorate parole del Papa, sono state accolte con «commozione e gioia» anche a Termini Imerese.
E i vertici sindacali non hanno esitato a rilevare che l’appello di Benedetto XVI «non può cadere nel vuoto» (Luigi Angeletti, Uil) e che «possa scuotere le coscienze di tutti» (Raffaele Bonanni, Cisl).Prima di parlare di occupazione, Ratzinger aveva ricordato che «la carità è il distintivo del cristiano. È la sintesi di tutta la sua vita: di ciò che crede e di ciò che fa».
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