Duccio Pasqua
I reumatismi stanno mettendo in ginocchio il Lazio, ma i laziali non lo sanno, li accettano come un guaio inevitabile e si curano troppo tardi. E così aumenta il numero di malati e sono sempre di più giovani e donne colpiti dalle malattie reumatiche, che sono ormai diventate la prima causa di invalidità. Su cento abitanti costretti al ricovero, ben sei vanno in ospedale a causa di questo motivo.
I dati sono stati resi noti a Roma nel corso della conferenza stampa di presentazione del Congresso nazionale della Sir, la Società italiana di reumatologia, che si svolge a Verona da ieri al prossimo 26 novembre. Secondo le informazioni raccolte e diffuse dal ministero della Salute, nel 2003 il 5,7 per cento dei ricoveri nel Lazio ha riguardato malattie del sistema osteomuscolare e del tessuto connettivo. Il dato pone la regione al decimo posto in Italia per lincidenza di questa tipologia di ricoveri. Analizzando la situazione nel dettaglio, si scopre che ben 47.843 persone sono state ricoverate per problemi reumatici, affrontando in media un periodo di degenza ospedaliera di 7,6 giorni. Di queste, 932 sono state ricoverate per artrite reumatoide in regime ordinario, 552 in day hospital. La malattia colpisce particolarmente le donne, se si pensa che nei numeri appena citati ce ne sono 776 (regime ordinario) e 441 (day hospital). Ai dati dei ricoveri si devono aggiungere tutte le persone che si curano ambulatorialmente o da sole a casa.Un altro dei problemi di natura reumatica che affligge gli abitanti del Lazio è la spondilite anchilosante, patologia progressiva e dolorosa, che nel 2003 ha causato 263 ricoveri, 113 in regime ordinario e 150 in day hospital. In questo caso i più colpiti sono gli uomini, rispettivamente 97 e 87. Ma la malattia reumatica che in assoluto colpisce di più nel Lazio resta comunque lartrosi. Il 2003 ha registrato ben 9.424 ricoveri per questa patologia in regime ordinario (6.502 donne) e 1.725 in day hospital (1.217). Nella grande maggioranza dei casi si è trattato di uomini e donne al di sopra dei 65 anni.
Le cifre sulla diffusione delle patologie reumatiche sono decisamente preoccupanti, ma fortunatamente le notizie confortanti arrivano dalla medicina. Le diagnosi precoci e i farmaci biologici sono fondamentali per arrestare le forme più gravi e invalidanti. «Gli italiani sottovalutano i reumatismi - spiega Silvano Adami, presidente del Congresso nazionale Sir - attribuendoli ai guai inevitabili della vecchiaia o addirittura al fatalismo. Perdono tempo, e chiedono aiuto solo quando la malattia si è innescata». Il problema ha le sue radici anche nellassenza di prevenzione, che porta i giovani a fare attività sportiva non programmata, e quindi fonte di futuri problemi, e gli anziani, al contrario, a non farne affatto.
Stefano Bombardieri, presidente della Sir, insiste poi sulla latitanza delle istituzioni, sostenendo che il nostro sta diventando «un popolo di malati reumatici», e che il Servizio sanitario nazionale non vuole prenderne atto.
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