Lazio decimata, Reja vuole vedere la grinta

Lazio decimata, Reja vuole vedere la grinta

Peggior avversario, la Lazio, non avrebbe potuto trovare. Scavalcati i meriti del Cagliari, c’è subito da spiegare che al momento la squadra biancoceleste ha paura perfino della sua ombra. Figurarsi, dunque, d’un antagonista che ha già sbancato l’Olimpico nella gara d’andata e che, a quota 39 punti, non ha alcun patema d’animo. Per tacer del fatto che al Sant’Elia si presenta un gruppo psicologicamente sbrindellato, senza gli squalificati Zarate, Radu e Firmani e senza il fosforo di Matuzalem che, domenica contro il Bari, ha chiuso in anticipo la stagione. Solo la cabala aiuta i laziali: nelle tre sfide disputate contro il Cagliari di Allegri è sempre uscito il 2: vinsero alla prima giornata del campionato scorso gli uomini di Delio Rossi (1-4) nel giorno in cui i biancocelesti scoprirono la verve di Zarate, due volte in gol; persero nel match di ritorno (identico risultato, 1-4) nella partita che sancì il definitivo divorzio fra Carrizo e la Lazio; e sono usciti sconfitti nella fase ascendente di questo campionato, complice una papera di Muslera.
Così i biancocelesti si apprestano a vivere la sfida odierna col terrore di farsi male da soli, non prima d’aver annotato che fra i cagliaritani milita Daniele Conti, uno che affronta le sfide con le romane col piglio del trascinatore. E il nome del figlio del signor Bruno fa pure venire alla mente l’altra chicca di giornata, gli ex romanisti s’esaltano pure col gol quando incontrano la squadra ora gestita da Edy Reja. Un paio d’esempi? Guberti, con la maglia della Samp e Alvarez, domenica con quella del Bari, hanno afflosciato i sogni di riscatto del tecnico goriziano. Che, chiamato a gran voce da un popolo insoddisfatto oltre che dal solito Lotito pure dall’aziendalista Ballardini, adesso si ritrova sulla graticola dopo aver inanellato 4 punti in 5 partite, offrendo una media-punti inferiore perfino a quella del «Balla». Reja comunque non s’è curato in settimana delle statistiche, ha avuto ben altri problemi da risolvere. Per esempio, quello legato alle decisioni da prendere. «Sono completamente autonomo. Se le mie decisioni vanno bene, ok, altrimenti me ne posso andare da dove sono arrivato» ha tuonato ieri in conferenza stampa, non prima che il suo presidente aggiungesse: «Abbiamo deciso che la squadra dovesse ritrovare serenità e per questo sono partiti solo il tecnico e i giocatori che pretendevano la loro autonomia. Dovevano chiarirsi fra di loro». Poi, scavalcata la polemica legata al già allontanato mental coach Daniele Popolizio («Sono felice che la squadra abbia dichiarato pubblicamente di aver ritrovato l’unità d’intenti e di aver bisogno di nessuno per uscire da questa situazione») ha lasciato campo libero al trainer, che oggi avrà il suo bel da fare per arginare gli assalti dell’undici di Massiliano Allegri. Sempre Reja ha anche spiegato che «la Lazio deve far bene a Cagliari, servono solo i risultati, non le chiacchiere, nelle ultime 10 partite».

E ancora: «Voglio rivedere determinazione, coesione e voglia di combattere per tirarsi fuori dal baratro. Confido nella serietà dei giocatori. Chi davvero vuol bene alla Lazio, come me, deve lasciarli in pace per concentrarsi».

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