Lazio-Inter 0-3 Biancocelesti ammutoliti soffrono la sindrome da derby

Maledetto derby. Maledetto quel 16 novembre - che ora sembra lontano un secolo - in cui Julio Baptista batté la Lazio in un derby giocato meglio dai biancocelesti ma vinto dai giallorossi. Fino a quella sera la Lazio se ne stava appollaiata nelle zone alte della classifica, a +14 dalla Roma. Poi il derby, il pareggio interno con il Genoa, la sconfitta di Bergamo e la disfatta di ieri davanti alla spaventosa Inter di questi tempi. Insomma, un punto in quattro partite, la testa della classifica ormai da guardare con il cannocchiale, la Roma virtualmente alla pari (è ancora a -3 ma deve recuperare la partita interna con la Sampdoria). E altri numeri preoccupanti: un solo gol segnato nelle ultime quattro partite da Dabo (con un generoso contributo del portiere genoano).
Insomma, da qualche settimana il giocattolo si è se non rotto certamente inceppato. La sorte, che non sbaglia quasi mai, ha abbandonato i biancocelesti, che hanno avuto anche ieri tutti gli episodi a sfavore: il gol a freddo dell’ex giallorosso Samuel, la sfortunatissima autorete di Diakite allo spirare del primo tempo, e quindi un intervallo vissuto con il morale sotto i tacchetti (ci avete fatto caso? Ieri per le romane è stato il giorno dei francesi che non ti aspetti, ma solo la Roma ha avuto da sorridere), il gol di Ibrahimovic in fuorigioco, una punizione vincente di Kolarov cancellata dalla pignoleria dell’arbitro.


Ora la Lazio deve reagire: il calendario da qui alla fine del girone di andata non sorride ai biancocelesti: Udine, poi il Palermo in quell’Olimpico dove la Lazio non vince da un mese, Reggio Calabria e la Juve in casa a chiudere. Se Zarate e compagnia non si svegliano, gireranno la boa guardando la targa della Roma.

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