Un vantaggio immediato, poi lassoluta incapacità di gestire la gara e la giusta punizione da parte di un Bologna bello, pimpante e aggressivo nonostante unaltra settimana sofferta per le vicende societarie. Il motore della Lazio continua a battere in testa, soprattutto lontano dallOlimpico: dalla vittoria di Palermo del 31 ottobre scorso, solo due punti in 5 trasferte. Una miseria in confronto ai 12 conquistati nei primi cinque «viaggi» stagionali.
La sindrome derby perso colpisce ancora: dopo quello di campionato, arrivò lo scivolone a Cesena (ma lì ci fu il parziale alibi di un eccessivo turn-over); ora dopo il ko in Coppa Italia, la pesante sconfitta di Bologna. Con strascichi che andranno al di là della sfida del DallAra: il nervosismo di Dias, che si trascina dallinizio della partita, sfocia in un rosso (sventolato anche a Gimenez, intervenuto dalla panchina alla ricerca di vendette) e la rissa finale scatenata da uno Zarate in chiara crisi di frustrazione (pallonata a Rubin e pugno che finisce involontariamente sul viso dellassistente dellarbitro Stefani, ma qualcuno racconta anche di un presunto sputo a Rubin).
Largentino, ormai in rotta con Reja dopo lattacco post derby - poi ammortizzato a qualche ora di distanza dal tecnico che però ieri gli ha preferito uno Sculli non ancora pronto -, rischia una pesante squalifica. E chissà che non ci siano altri colpevoli in quel tutti contro tutti imbarazzante, con Moras, Di Vaio e Muslera fra i più coinvolti. «Ci sono saltati i nervi, ma siamo stati provocati, anche se noi dobbiamo crescere in maturità», così il tecnico biancoceleste.
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