Politica

Lecco, i segreti dell’armadietto

Anna Savini

da Lecco

I Ris sono tornati per la terza volta nel cascinale. Gli amici della mamma continuano a difenderla e i parenti fanno di tutto per proteggerla.
A una settimana dalla morte di Mirko Magni, il bimbo di 5 mesi trovato senza vita in una piccola vasca piena d’acqua, il nome dell’assassino non c’è ancora. E la ricostruzione di quel che è successo mercoledì scorso è sempre più un rompicapo. Tutte le versioni hanno qualcosa che non combacia con le altre. Anche quella di Silvia Petix, amica e vicina di casa dei Magni, ha qualcosa di diverso da quella del marito di Maria Patrizio. Christian Magni aveva spiegato di aver liberato sua moglie. L’amica ha raccontato di aver visto lo schotch sui polsi e di averglielo tolto. E lei non ha dubbi: è stata una rapina. Ma ieri i Ris hanno analizzato un armadietto sistemato su un balcone del quale non si trovava la chiave. Lo hanno aperto e hanno portato via un sacchetto di plastica. Maria ha sempre tentato di allontanare da lei qualsiasi accusa e anche questa è una somiglianza con il caso Cogne. Là c’erano gli zoccoli, un pigiama sporco di sangue e un’arma del delitto che non si trovava. Qui il giallo ruota attorno a una chiave, a un nastro da pacchi e al modo con cui il malvivente l’avrebbe usato per legare la donna, dopo averla rinchiusa nel bagno al secondo piano della casa. Le mani erano strette sul davanti e non dietro la schiena. In questa posizione, Maria avrebbe almeno potuto togliersi lo scotch dalla bocca. Non lo ha fatto. Il ladro, poi, avrebbe chiuso la porta del bagno, togliendo la chiave dalla toppa e buttandola sul pavimento di casa. Il marito ha raccontato che era al lavoro quando la suocera gli ha telefonato dicendogli che non riusciva a trovare la nuora. Capire da cosa fosse motivata questa fretta è un altro dei tanti tasselli che non combaciano. Come il groviglio degli orari. Il bambino sarebbe morto mezz’ora prima che arrivassero i soccorsi giunti nel cascinale alle 10.50. Che cosa avesse allarmato tanto la donna, al punto da farle presagire il peggio è un altro aspetto poco chiaro. Maria sostiene che l’aggressione sia avvenuta tra le 9 e le 10.15. I conti, quindi, non tornano. E non è neppure chiaro se Mary fosse ferita o meno. La sua amica dice che lo era, perlomeno lei ha notato dei graffi sulla schiena. Nulla di più.

E proprio l’assenza di ferite gravi è un elemento che lascia perplessi i carabinieri.

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