L'economista: "Si può ripartire: questa non è una depressione"

"Non siamo fuori dalla crisi, ma ne stiamo uscendo. Toccato il fondo, ora si tratta di cogliere i primi rimbalzi della palla impedendole di ricadere". Alberto Quadrio Curzio, preside della facoltà di Scienze politiche dell’Università Cattolica di Milano, è convinto che il peggio sia ormai passato, anche «se non è possibile sapere quando le lancette dell’economia torneranno sui livelli del 2006».

Eppure, professore, Confindustria continua a vedere nero nel futuro dell’Italia. Al punto che il ministro Sacconi ha consigliato ai previsori di sospendere in tempi di crisi l’esercizio sulle stime congiunturali.

«Concordo. Con tutto il rispetto per i previsori, ritengo più affidabile il giudizio di chi ha davvero il polso della situazione, piuttosto che l’estrapolazione di dati quantitativi su una dinamica ormai superata».

Si riferisce, per esempio, al capo della Fed, Ben Bernanke, o a Sergio Marchionne, numero uno di Fiat, che recentemente hanno parlato di segnali di ripresa?
«Esattamente. Si comincia a osservare una convergenza di punti di vista sul fatto che la luce è ormai visibile in fondo al tunnel. Questa non è una depressione, ma una recessione. A proposito di Marchionne, sarà interessante sentire cosa dirà domani (oggi, ndr) all’assemblea Fiat. Di sicuro, gli incentivi del governo sono stati uno stimolo importante per il gruppo, come dimostra l’annullamento della settimana di cassa integrazione a Mirafiori».

La stessa Confindustria ammette che ora, rispetto a dicembre, nelle imprese c’è voglia di reagire.
«È un’ammissione significativa. Dimostra che le misure governative una qualche valenza positiva l’hanno avuta».

I provvedimenti sono troppo sbilanciati a favore delle banche: è vero?

«No. Prendiamo i Tremonti-bond.

Certo, servono ad allineare la posizione competitiva delle nostre banche rispetto a quelle straniere, molte delle quali nazionalizzate. Ma servono anche e soprattutto alle imprese, perché questi titoli vanno a patrimonio e possono diventare un moltiplicatore di credito».

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