Roma Le fibrillazioni interne al Pdl stanno iniziando ad infastidire non poco Silvio Berlusconi. Che del partito, si sa, non s’è mai troppo occupato convinto da sempre che il segreto del successo nella politica di oggi sia soprattutto la leadership carismatica. Tanto che qualche giorno fa, quando uno dei suoi interlocutori gli ha fatto presente che forse era arrivato il momento di «mettere mano al partito», il Cavaliere ha risposto con un sibillino «quale partito?».
Detto questo, non c’è dubbio che gli ultimi giorni abbiano creato molta agitazione dentro il Pdl. Con cene già consumate ed altre in programma che sono la fotografia di un pentolone in ebollizione. Non è un caso che ieri non sia passato inosservato l’editoriale del Giornale nel quale Giuliano Ferrara raccontava un sogno che aveva agitato i suoi sonni. Un sogno nel quale l’Elefantino incontrava un Cavaliere stanco delle beghe interne al partito in un momento così delicato e pronto anche a mollare tutto. Per molti una sorta di «avviso ai naviganti», visto che alla cena dei nove ministri (sette quelli presenti) di area ex Forza Italia che si è tenuta giovedì scorso all’Hotel Majestic di via Veneto risponderanno domani sera i parlamentari vicini ad Alemanno con un’altra tavolata mentre mercoledì toccherà a quelli dell’area scajoliana riunirsi a sera guarda un po’ sempre al Majestic. E non è un caso che proprio ieri in molti si siano affrettati a ripetere quel che da giorni va dicendo il vicecapogruppo del Pdl Osvaldo Napoli. E cioè che questo è il momento di «serrare le fila» rimandando tutti i chiarimenti a dopo le elezioni amministrative. Si cerca, insomma, di distendere gli animi anche perché la tornata elettorale non è così in discesa come qualcuno aveva immaginato, con la corsa per la poltrona di sindaco di Milano che qualche pensiero al Cavaliere lo sta iniziando a dare. E con la Camera che ancora alle prese con il voto sul processo breve che dovrebbe essere approvato mercoledì. Senza considerare l’allarme sbarchi a Lampedusa e il conflitto in Libia.
Che il sottofondo continui ad essere da settimane quello di un Pdl quasi allo sbando, dunque, non può far certo piacere a Berlusconi. Perché, lo spiega bene il vicecapogruppo al Senato Gaetano Quagliariello, «è vero che la situazione non si è ancora stabilizzata» ma «abbiamo fatto un miracolo a salvare maggioranza e governo» e «litigare ora è davvero da irresponsabili». Incomprensioni che sono sì dovute a una serie di mal di pancia anche in prospettiva futura, visto che molti big del Pdl iniziano a chiedersi chi sarà nel 2013 ad occuparsi della stesura delle liste elettorali, dettaglio niente affatto indifferente anche in vista di un’eventuale corsa al dopo-Berlusconi. Ma sulle quali potrebbe pesare il gelo delle ultime settimane tra il Cavaliere e Giulio Tremonti. Secondo molti, infatti, che alla cena dei nove fosse presente anche il fedelissimo Angelino Alfano (che non aderisce a Liberamente) dimostrerebbe che sull’incontro c’era anche il placet del premier. Secondo il quale il primo destinatario del messaggio sarebbe stato proprio Tremonti. Che, ha ripetuto negli ultimi giorni in privato, «va ridimensionato».
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