Cronaca locale

LEE KONITZ Un sax più maturo per l’Aperitivo

Franco Fayenz

C’è in giro una cert’aria di rivincita dei senatori del jazz americano. Si parla di morte del jazz (ma se ne parla da tempo) e si parla di trasferimento del fulcro del jazz dall’America in Europa. Lo sostiene fra gli altri il critico inglese Stuart Nicholson nel suo libro Is the jazz dead? fresco di stampa, dove dice che il jazz non è defunto: ha soltanto cambiato di casa.
Ma ecco che arriva in Italia il pianista Randy Weston, ottant’anni compiuti in aprile, e ottiene un successo enorme al recente festival di Ravenna. E adesso, per Aperitivo in Concerto, si propone domani mattina alle 11 al Teatro Manzoni il sassofonista Lee Konitz, settantanove anni, con un programma inedito, quello del suo New Nonet con Ohad Talmor sax tenore e direttore musicale, Russ Johnson tromba, Jacob Garchik trombone, Denis Lee clarinetto basso, Greg Heffernan violoncello, André Fernandes contrabbasso e Dan Weiss batteria. Aperitivo replica il concerto (con diverso programma) alle 21.30 all’Auditorium in collaborazione con il Teatro Franco Parenti.
Konitz è già stato dalle nostre parti, quest’anno, per un’occasione importante: il 9 maggio, al Teatro Villoresi di Monza, ha suonato in trio con Jason Moran pianoforte e Nasheet Waits batteria.
In quell’occasione ha ricordato, a chi per caso se ne fosse dimenticato, di essere un inguaribile improvvisatore. Si presentò sul palcoscenico da solo, chiese al pubblico di cantare in coro a bocca chiusa una nota continua, sommessa, e ci ricamò sopra col sax alto: soltanto dopo chiamò in scena i due collaboratori.
Ma si possono citare anche le tante volte in cui arrivò in Italia senza nessuno al seguito, accettando di tenere concerti dovunque con musicisti locali spesso a lui ignoti, senza programmi e senza prove, dicendo loro semplicemente (e preoccupandoli non poco): «Io adesso comincio a suonare. Seguitemi». Ciò malgrado, il carisma e la bravura del maestro sono tali che tutto andava bene, e il pubblico nemmeno si accorgeva di questi procedimenti inconsueti.
Verso la fine degli anni Quaranta, come allievo prediletto e migliore di Lennie Tristano, Konitz diffuse nel mondo una sonorità inedita di sassofono, morbida e flautata, ripresa al sax alto da Paul Desmond e al sax tenore da Warne Marsh e da Stan Getz, per citare soltanto i tre solisti più importanti. Ma proprio lui, dopo, se n’è discostato irrobustendola, al punto che talvolta, quando gli sia necessario ricuperarla, suole infilare nella bocca dello strumento una palla di lana che funge da sordina.
Adesso, il nonetto che si presenta per Aperitivo è una novità assoluta. Con una formazione così numerosa e insolita per Konitz l’improvvisazione pura è quasi impossibile. Può essere un sintomo che alla soglia degli ottant’anni il maestro preferisca elaborazioni più complesse, meno estemporanee, ma di certo brillanti.

Staremo a sentire.

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