Roma - I rapporti tra Italia e mondo arabo potrebbero essere incrinati da un’eventuale nomina a ministro del leghista Roberto Calderoli. È la previsione che fa filtrare ufficiosamente dal Cairo un portavoce della Lega araba. L'esponente del Carroccio torna a far discutere dopo il diktat lanciato da uno dei figli del leader libico Gheddafi, ma la deputata del Pdl, Isabella Bertolini, ha invitato prontamente il ministro degli Esteri uscente, Massimo D’Alema, a "convocare l’ambasciatore libico per chiedere delucidazioni e per spiegargli, pur senza alcun intento polemico, che l’Italia non è un paese a sovranità limitata".
L'attacco della Lega Araba "La nostra organizzazione non ha ancora ricevuto informazioni ufficiali in materia", ha spiegato al telefono con l’Agi Abdul Alim al Abyat, "ma se veramente un personaggio di questo tipo diventasse ministro, personalmente penso che ci potrebbero essere problemi nei rapporti con il vostro Paese". Al Abyat ha premesso di non essere a conoscenza delle dichiarazioni di Saif El Islam, figlio del leader libico Muammar Gheddafi, che ha minacciato "ripercussioni catastrofiche nelle relazioni tra l’Italia e la Libia" qualora l’esponente leghista entrasse nel nuovo governo. Ma se Calderoni venisse veramente nominato, ha spiegato il portavoce della Lega araba, "di sicuro ne discuteremo e la nostra posizione sarà contraria". "Sarebbe veramente una vergogna far diventare ministro chi ha posizioni offensive verso il Profeta e la nostra religione", ha insistito Al Abyat, "noi non abbiamo mai tenuto atteggiamenti di tale tipo contro altri culti". "Francamente però, penso che il popolo italiano sia troppo intelligenti per rischiare una rottura", ha aggiunto. Abdul Alim al Abyat ha detto di ricordare perfettamente l’esibizione della maglietta con vignetta anti Islam da parte dell’ex ministro Roberto Calderoni, durante un’intervista televisiva nel 2006, e di avere per questo motivo "una posizione molto netta".
Solidarietà del mondo politico Gli attacchi al leghista Calderoli rischiano di diventare la prima grana diplomatica del nuovo governo. Già le pesanti affermazioni di ieri erano state respinte dai partiti in maniera bipartisan, anche se la questione è stata affrontata dai leader del Pdl, a cominciare da Silvio Berlusconi, con la massima cautela per evitare di alimentare quelle che potrebbero trasformarsi nelle prime frizioni diplomatiche che il nuovo Esecutivo sarebbe chiamato a gestire. A replicare immediatamente è stato proprio Calderoli, il quale ha ricordato come la scelta dei ministri del governo italiano spetti al leader del Pdl, "che ha avuto mandato dal popolo sovrano". Alle dichiarazioni a caldo dell’ex ministro delle Riforme, si sono aggiunte quelle di Roberto Maroni e Mario Borghezio che hanno manifestato solidarietà al loro compagno di partito. Ma la levata di scudi contro le affermazioni del figlio del leader libico c’è stata anche dai partiti dell’opposizione, come il Pd e l’Udc, col netto rifiuto del "diktat" nei confronti dell’esponente del Carroccio, giudicato "inaccettabile". Nessun interevento invece, almeno uffialmente, dai leader del Pdl, a cominciare da Silvio Berlusconi che, insieme al presidente della Camera Gianfranco Fini, e allo stesso leader dei lumbard Umberto Bossi, ha deciso di adottare un atteggiamento di massima cautela, per non alimenatre tensioni con la vicina libia che potrebbero sfociare in una crisi diplomatica.
La comunità islamica in Italia non prende posizione La comunità islamica in Italia prende le distanze dalle dichiarazioni di ieri del figlio di Gheddafi. "Un’indebita ingerenza negli affari interni italiani", la definisce subito Mario Scialoja, presidente della sezione italiana della Lega musulmana mondiale. E per Yahya Pallavicini, vicepresidente della Coreis (Comunità religiosa islamica), "il figlio di Gheddafi esprime un’opinione comprensibile ma eccessiva". "È comprensibile - dice ad Apcom Pallavicini - se si ricordano le provocazioni di Calderoli nel precedente Governo Berlusconi. Ma nessun caso personale; se Calderoli dovesse essere nuovamente ministro e dovesse avere una funzione che ha che fare con noi musulmani - prosegue - non avrò nessuna esitazione a cercare di coinvolgerlo e dialogare con lui. Le persone si giudicano nei fatti, nessun pregiudizio nei confronti dell’esponente leghista. Saranno i fatti - dice Pallavicini - a dimostrare che non faccia scivolate come in passato". Ingerenza? "No - risponde il vicepresidente Coreis - è stata espressa solo un’opinione.
Ma il primo ministro di qualsiasi governo deve essere libero di formare la propria squadra. Berlusconi terrà conto della politica che deve portare avanti e delle persone da mettere in Governo, non tanto di quello che dice il figlio di Gheddafi".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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